La piaga dei baby runner

La piaga dei baby runner

14 Novembre, 2013

Anthony Russo ha 5 anni e corre la mezza maratona in 2:22’25”. «Sono molto felice di correre la mezza maratona, perché ogni volta che finisco di correre ricevo un sacco di giocattoli», è la dichiarazione del mini atleta riportata oggi, giovedì 14 novembre, da La Gazzetta dello Sport.

Anthony, purtroppo, è solo l’ultimo della serie. Già sul numero di Correre dello scorso gennaio, ormai un anno fa, raccontammo la storia delle sorelle Kaytlynn e Heather Welsch (quest’ultima nella foto), di Austin (Texas) che disputarono una gara di triathlon quando avevano rispettivamente 8 e 6 anni e che, giunte ormai alla veneranda età di 12 e 10 anni, possono vantare di aver partecipato a circa 160 gare sulle lunghe distanze, mettendo insieme maratone, mezze maratone, gare di corsa in montagna e prove di triathlon. Un caso isolato, quello delle  due baby runner? Niente affatto, perché ora Kaytlynn e Heather possono vantare anche un’emula: Keelan Glass, primatista mondiale della mezza maratona per bambini di 6 anni con il tempo di 2:47’30” ottenuto nella mezza maratona di Fairview, in Texas, nel mese di ottobre. Ne parlerà Julia Jones su Correre di dicembre, in edicola da sabato 23 novembre.

Nell’articolo pubblicato su La Gazzetta dello Sport, Pierangelo Molinaro cita poi alcuni dei casi che hanno guadagnato notorietà. Il più famoso di tutti resta quello di Budhia Singh, il bambino indiano di 3 anni venduto dalla madre a un allenatore di Judo, che lo trasformò, a guisa di fenomeno da baraccone, nel più giovane ultramaratoneta della storia, facendogli correre 60 km. Budhia fu salvato dalla polizia, che fermò bimbo e allenatore alla partenza di una gara di 500 km.  

Molinaro cita infine l’amara e conosciuta frase di Piermario Calcamuggi, già commissario tecnico della nazionale di sci: «Nello sport il futuro è degli orfani». La frase, citata anche da Giampiero Gramellini nel suo decalogo, nella trasmissione Che tempo che fa, venne utilizzata anche dall’allora presidente Coni, Gianni Petrucci, durante i Giochi olimpici di Atene 2004 (con rettifica del giorno dopo e accusa di fraintendimento allo scoppiare delle polemiche).

Di seguito il testo pubblicato su Correre di gennaio 2013, intitolato “Se questo è un padre”, a firma di Giorgio Rondelli

Al giorno d’oggi lo sport non ha più età. C ‘ è chi realizza record del mondo nella categoria masters saltando ancora come una cavalletta nonostante le settanta primavere come l’ex portiere della serie A Lamberto Boranga che nei mesi scorsi ha portato il mondiale del triplo di categoria a 10 metri e 75 cm e chi invece si mette a correre maratone, mezze maratone e gare di triathlon come se fosse managiare bruscolini ad un età compresa fra i 10 ed i 12 anni.

Parliamo delle sorelle Kaytlynn e Heather Welsch di Austin nel Texas che nonostante siano così giovani hanno già partecipato a circa 160 gare sulle lunghe distanze, mettendo insieme maratone, mezze maratone, gare di corsa in montagna e prove di triathlon. A spingerle verso questa frenetica attività podistica è stato il padre Rodney, 42 anni, ex calciatore frustrato, cominciando ad iscriverle ad una gara di triathlon già nel 2008, quando Kaytlynn aveva 8 anni e Heather soltanto 6.

Recentemente Kaytlynn  si è imposta in una mezza maratona concludendo la sua fatica in 1h28’39″ su un percorso molto duro, alla ragguardevole media di 4 minuti e 12 secondi al km, lasciando del tutto  schoccata la seconda arrivata, una valente triathleta di 42 anni. Naturalmente l’ineffabile papà Rodney dice che le due giovani figlie si divertono un sacco a macinare chilometri, ma è chiaro che il suo intento è farle diventare due stars delle prove di resistenza, visto che in un recente week end è arrivato a far loro disputare una gara di 10 km il sabato pomeriggio, per poi farle viaggiare di notte su un furgone per portarle in tempo al via ad una gara di triathlon in programma la mattina dopo.

La vicenda delle sorelle Welsch ha scatenato diverse polemiche fra chi le esalta e le sostiene, vedi qualche sponsor tecnico che paga loro le costose iscrizioni alle gare e le fornisce di bicclette specialistiche per le prove di triathlon, del costo di 5500 euro e chi invece trova abnorme l’impegno fisico e psicologico rischiesto alle due ragazzine per affrontare gare così lunghe e faticose. Per il loro pediatra non ci sono problemi di nessun genere, per altri medici invece i rischi di compromettere le varie fasi di crescita ed i delicati equilibri psicologici sono più che mai presenti.

Insomma l’opinione pubblica americana è più che mai divisa fra chi ritiene i genitori Welsch una coppia di irresponsabili oppure due ottimi talent scout come il papà Richard delle sorellone Venus e Serena Williams, due autentici mostri sacri del tennis. Con il piccolo distinguo che fra correre dietro una pallina o per 42 km e 195 metri c’è una certa differenza. (Giorgio Rondelli)

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