E’ ormai questione di ore e finalmente, domenica 27 ottobre Andrea Lalli, l’uomo d’oro del cross nostrano, saprà se il suo futuro sarà da maratoneta oppure no. Andrea, rosso crinito uomo del sud, è un ragazzo dai modi gentili che sin dalle categorie giovanili si era messo in evidenza come esperto di saltafossi, che in atletica significa corsa campestre, poi con il trascorrere degli anni pure lui, il molisano, nato a Firenze, si è fatto abbagliare dallo sfavillante luccichio delle corse su strada e di conseguenza dalla maratona. Lo abbiamo sentito telefonicamente.
Dovevi esordire a Roma lo scorso marzo, cosa è successo?
“Ho avuto negli ultimi giorni prima dell’evento un problema, o meglio, uno stiramento al polpaccio della gamba destra, che mi ha fatto saltare tutto. In seguito ho dovuto cominciare tutto daccapo e non è stato facile ritrovare le condizioni fisiche, ma più di tutto condizioni mentali per cercare di avere ancora la voglia di soffrire”.
Da allora non ti abbiamo più visto gareggiare per parecchio tempo.
“E’ vero. L’estate l’ho vissuta quasi come un incubo. Non potevo di certo preparare il Mondiale di agosto a Mosca, così mi sono ritagliato un posto nella mezza maratona dei Giochi del Mediterraneo a Mersin in Turchia, a fine giugno, (dove ha chiuso sesto staccato dai primi in 1:10’11” n.d.r.) in condizioni atmosferiche impossibili con 35º e il 95% di umidità.
La seconda parte dell’estate?
Solo una corsa su strada a Castelbuono, poi il giorno successivo non potevo mancare agli Assoluti di Milano, dove per le Fiamme Gialle ho corso i 5.000 m. Lo so, non è stato un bel risultato, ma sfido chiunque a correre in pista dopo aver gareggiato su di un tracciato difficile e tortuoso come quello che si sviluppa nel centro siciliano sulle Madonie.
Veniamo alla maratona di domenica
“Ho optato per Venezia, perché ritengo che la prima uscita in una gara sui 42 km e rotti debba avvenire in Italia. Se avessi corso in una maratona all’estero mi sarei trovato di fronte africani del valore di 2:05’/2:06′ e anch’io avrei, forse, corso più forte, ma voglio arrivare per gradi a certi risultati. Nel mese di aprile con alcuni amici sono stato a Rotterdam e ho visto come una grande città prepara l’avvenimento. C’è tutto: attesa, numero incredibile di maratoneti, campioni, folla lungo il percorso. Tutte cose che sappiamo, ma che da noi stentano a decollare”.
Come ti sei preparato?
“Quest’anno non sono andato in Kenia, ho preferito rimanere in Italia. In agosto sono stato in quota a Sestriere per un mese, poi a Campochiaro, a casa mia, dove tra l’altro si gode di un clima piacevole, siamo in provincia di Campobasso, a 700 m sul livello del mare”.
Quale responso cronometrico ti farebbe contento?
“Un tempo finale sotto le 2:12’ mi darebbe un impulso per continuare su questa strada. Non sarà di certo Venezia la maratona della mia vita. Ho 26 anni e a certi traguardi di debbo arrivare per gradi”. La scelta è caduta su Venezia e non è casuale, la città lagunare offre degli ingredienti organizzativi che si trovano anche in altre maratone internazionali, poi l’arrivo e la location non hanno eguali nel mondo”.
Il prossimo anno ci saranno gli Europei a Zurigo. Pensi di poter vestire nell’occasione la maglia azzurra nella maratona?
“Il mio obiettivo è quello. Magari cercando un’ulteriore conferma in primavera, ma non voglio anticipare i tempi, prima debbo vedere cosa succede in Laguna, poi si vedrà”.
Sei stato campione europeo di cross in tutte le categorie: Juniores (Legnano), under 23 (Bruxelles) e senior (Budapest). Pensi di lasciare definitivamente la disciplina?
“No. Il cross non lo abbandono. E’ una palestra di vita e fondamentale per una gara di 42 km e 195 metri”.
In bocca al lupo!