Il pene finto di Licciardi e gli amatori positivi scoperti dai NAS: 18% dei controlli

Il pene finto di Licciardi e gli amatori positivi scoperti dai NAS: 18% dei controlli

26 Settembre, 2013

Davanti al vice procuratore antidoping del Coni, l’ex siepista dell’Aeronautica si è dichiarato colpevole della truffa, ma non dopato, alludendo a cure e patologie. Intanto dai controlli dei NAS emerge la misura del fenomeno doping a livello amatoriale

I controlli antidoping effettuati in occasione del Campionato italiano 10 km su strada di Molfetta (sabato e domenica 21-22 settembre) riportano indietro le lancette della lotta al doping. Devis Licciardi ha tentato di fare pipì utilizzando un pene finto riempito di urina “pulita”. Uno stratagemma emerso a notorietà nel 1992, quando se ne scoprì l’uso col caso Katrine Krabbe. La bella velocista tedesca aveva vinto i Mondiali di Tokyo 1991 sia sui 100 sia sui 200 m (più il bronzo nella 4×100), con grande disappunto delle quotate rivali Gwen Torrence e Marlene Ottey. A un controllo antidoping a sorpresa, effettuato durante uno stage d’allenamento a Coetzenburg, in Sudafrica, il 24 gennaio 1992, era poi risultata pulita, ma incrociando i dati delle sue analisi con quelli delle compagne di squadra Grit Breuer e Silke Moeller, si scoprì che le tre atlete avevano riempito i contenitori per l’esame antidoping con la stessa urina, uscita da una vescichetta infilata ad hoc e rotta con una semplice contrazione muscolare, così da ingannare (solo al momento) anche la dottoressa che da regolamento assisteva al controllo, Anneline Binderman.

Nell’intervista pubblicata oggi da La gazzetta dello Sport, il siepista ex Aeronautica (si è congedato ieri, anticipando un probabile provvedimento di espulsione) si è dichiarato colpevole della truffa, ma non dopato. Incalzato dal giornalista Valerio Piccioni sul perché dell’inganno, si è rifugiato in un «Ora è meglio che non risponda» adducendo vagamente a cure e patologie. Dal passato al presente del doping, il mezzofondista ha così manifestato l’intenzione di prendere la “strada Armstrong”, la malattia come alibi per l’assunzione di sostanze che sono d’aiuto alla prestazione.

Prestazioni “aiutate” per sportivi top, ma anche per i cosiddetti amatori: quasi ci fosse un’accorta regia, proprio ieri sono stati diffusi i risultati dell’attività dei NAS (Nucleo Antisofisticazione dei carabinieri) sul fronte doping: 25 casi positivi sui 140 controlli effettuati dall’inizio del 2012. L’attività è svolta in collaborazione con la commissione competente del ministero della Salute, in base ai nuovi compiti affidati al personale specializzato dal decreto sulle norme procedurali del febbraio 2012.

Le positività riguardano il 17,85 % degli esaminati. I positivi vengono da ciclismo, pallamano, sci, tennis e rugby, e riguardano il mondo amatoriale e dilettantistico. Non si parla di running, in questo caso, né di atletica. Per le sostanze si va dall’EPO ai diuretici. Nel bilancio ci sono anche 87 arresti, 100.000 dosi di sostanze vietate sequestrate per 12.000 confezioni.   

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