Quando lo stress stanca più della corsa 

Quando lo stress stanca più della corsa 

Foto: 123rf
Con il concetto di “carico allostatico” Pietro Trabucchi fornisce una chiave modernissima di interpretazione per capire come gli stress di tipo emotivo o cognitivo possano alterare le nostre prestazioni.

“Qualsiasi runner che si alleni di sera si accorge che una giornata complicata – lavorativa o familiare – abbassa il proprio rendimento in corsa. Se in ufficio qualcosa è andato storto, oppure le riunioni e gli incontri vi hanno stritolato come fa un pitone con la preda, l’allenamento risulterà più faticoso. Se a casa avete discusso con il coniuge o battagliato con i figli per ottenere il minimo sindacale del profitto scolastico, state tranquilli che le vostre ripetute serali ne risentiranno. In peggio.” 

Con questi esempi, fotografie autentiche delle vite quotidiane di molti di noi, Pietro Trabucchi introduce un concetto scientifico relativamente recente, noto come “carico allostatico”.

“I tre ordini di fattori (emotivi, cognitivi e fisici) presenti nella nostra vita – spiega Trabucchi – interagiscono e si influenzano a vicenda. E condizionano l’aspetto atletico. Il carico emozionale a cui siamo sottoposti ogni giorno (arrabbiature, frustrazioni come gioia o felicità) così come il carico cognitivo (i dati a cui dobbiamo prestare attenzione e che dobbiamo ricordare e rielaborare) “pesano” sul funzionamento del corpo.

Il carico allostatico

“Come è possibile che un lavoro cognitivo (ad esempio aver dovuto far tornare i conti di un bilancio) oppure uno emotivo (come l’aver discusso con i colleghi) possano produrre un effetto peggiorativo sul lavoro dei muscoli e sulla loro contrazione? Tutto diventa più comprensibile – rivela Trabucchi – se utilizziamo un concetto scientifico piuttosto recente, quello di “carico allostatico”, divulgato dal neuroscienziato Bruce McEwen nel suo libro The End of Stress As We Know It (2012): “in parole povere, il carico allostatico è la somma di tutti gli elementi stressanti a cui siamo quotidianamente sottoposti. Anzi, per essere precisi è il costo totale dei vari adattamenti (fisiologici, cognitivi ed emozionali) a cui l’organismo è ricorso nel lungo periodo. Uno stress emotivo, un carico cognitivo, uno sforzo fisico (ma anche l’esposizione a sostanze inquinanti, prodotti tossici, perturbazioni dell’assetto fisiologico ecc.) spostano l’omeostasi dell’organismo che deve compiere un lavoro per riequilibrare la situazione. Questo lavoro viene compiuto attraverso gli assi ormonali dello stress; ed è qualcosa che – aggiunge il nostro esperto – ha un prezzo in termini di salute e di performance”. 

Lo stress si può misurare

L’intervento di Trabucchi prosegue spiegando che è possibile misurare la quantità di questo carico di stress, illustrando nel dettaglio i sette indicatori proposti dalla Fondazione MacArthur. 

Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “L’implacabile legge della suocera”, di Pietro Trabucchi, pubblicato su Correre n. 447, gennaio 2022 (in edicola da inizio mese), alle pagine 56-57.

 

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