Ho preso l’abitudine di accogliere i lettori della newsletter proponendo loro ogni volta una traccia-madre, un filo conduttore che percorre le pagine del numero di Correre che andiamo a presentare ponendosi come un’archi-trave, una struttura portante del numero stesso. A volte questo comune denominatore è evidente, come quando un argomento raggiunge le dimensioni del dossier tecnico o del reportage, altre volte va un po’ spiato tra le righe, come in una partita di Pokémon Go.
Su Correre di maggio è più facile del solito tracciare l’identità del convitato di pietra che domina molti contenuti: il nostro cervello e il suo ruolo determinante nel farci o non farci andare a correre, nel farci transitare indenni dalla frontiera di stanchezza di un trentesimo chilometro della maratona, nel renderci disponibile l’ostinazione che serve a farci ripartire ancora una volta dopo uno stop per infortunio, mancanza di tempo o altri motivi al confine tra alibi e realtà.
Il cuore di questo ragionamento abita nell’intervento di Pietro Trabucchi (“Teste da allenamento”, pagine 76-77), in cui lo psicologo dello sport indaga gli aspetti mentali che condizionano le sedute di lavoro dei runner. Scopriamo che ci alleniamo con lo stesso stile con cui viviamo: con ansia da prestazione se nella vita pure siamo ansiosi, meticolosi fino all’esasperazione se questo è il tratto caratteristico della nostra personalità, incapaci di concepire il riposo come un investimento di tempo utile al risultato, se tale anche nel quotidiano è il nostro marchio di fabbrica.
A chiamare in causa il cervello sono però anche gli interventi di Daniele Vecchioni e Giuseppe Tamburino dedicati rispettivamente alla gestione mentale della gara e ai benefici del correre in gruppo per chi comincia, pagine in cui l’esperienza dei due atipici ed efficaci preparatori si pone al servizio degli altri. E il cervello gioca poi un ruolo fondamentale anche in un altro passaggio di frontiera, spesso più duro da attraversare del trentesimo mille di una maratona, il transitare della vita femminile oltre il confine della fertilità verso la menopausa, fase che è al centro del lavoro di Maria Comotti e Julia Jones in questo Correre di maggio.
Buona lettura.