Quando è indispensabile per un runner fare ricorso a farmaci che riducono l’infiammazione e quando, invece, l’assunzione risulta inutile o addirittura controproducente? Su Correre di gennaio 2020 si trovano tutti i suggerimenti del nostro medico ortopedico, relativi solo all’utilizzo di questo tipo di medicinali nell’ambito della pratica sportiva.
Il dolore fisico può fare compagnia al runner per diversi motivi: come causa di un allenamento o una gara interpretati a un’intensità esagerata per le proprie possibilità di quel momento, oppure in caso di infortunio muscolare. Quando si trova in queste condizioni chi corre non fa eccezione all’idea dominante che la salute si identifichi con l’assenza di dolore e ricorre ai molti farmaci a disposizione per attenuare o addirittura sopprimere la sofferenza. Il dolore, però, “è una sorta di campanello di allarme, un semaforo rosso regalatoci dalla natura” spiega subito Luca De Ponti nel suo intervento su Correre di gennaio 2020, dedicato a chiarire il quando e il come dell’utilizzo dei farmaci antinfiammatori in relazione alla corsa.
I meccanismi di guarigione
De Ponti parte da una domanda: “L’infiammazione con cui il corpo reagisce a uno stimolo abnorme è veramente un evento sempre così negativo?”
Queste le considerazioni in merito del nostro esperto:
– il meccanismo infiammatorio è il sistema endogeno che porta, o cerca di portare attraverso le sue fasi complesse, alla guarigione: è peraltro vero che non sempre ci riesce;
– il dolore è un campanello di allarme fisiologico con lo scopo di limitare un esercizio che potrebbe diventare pericoloso ai fini di un buon esito della guarigione in natura;
– gli antinfiammatori, interferendo appunto sui meccanismi dell’infiammazione, limitano il potenziale di risanamento naturale avviando la patologia verso un processo di possibile cronicizzazione;
– i farmaci di natura cortisonica possono ingenerare dei danni tessutali qualora vengano iniettati localmente, come nelle terapie infiltrative;
– alcuni antinfiammatori, se non giustificati da una terapia mirata in relazione a una precisa patologia, costituiscono una forma di doping, magari non sanzionabile, ma inteso in modo più semplice come alterazione della capacità naturali dello sportivo.
I casi in cui vanno impiegati
“Se i naturali processi legati alla risposta infiammatoria vanno rispettati – prosegue De Ponti -, è altrettanto vero che possono essere gestiti al meglio e che il farmaco può essere utilizzato conoscendo i suoi effetti collaterali. Il suo impiego deve essere comunque guidato dal medico curante, sia per quanto concerne le dosi sia per la durata di assunzione.”
Il nostro esperto di ortopedia applicata alla corsa prosegue poi specificando e spiegando in dettaglio le dinamiche e i casi che vanno tenuti presenti in caso di assunzione di farmaci, a partire dall’eventuale utilizzo preesistente di altri farmaci e all’incompatibilità con altre patologie.
Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “Antinfiammatori, uso e abuso”, di Luca De Ponti, pubblicato su Correre n. 423, gennaio 2020 (in edicola da inizio mese), alle pagine 62-63.