La preparazione per… essere pronti a cominciare la preparazione! Orlando Pizzolato suggerisce un ciclo preliminare di sedute di resistenza di base che precedano il programma vero e proprio per l’obiettivo agonistico. Lo scopo? Soprattutto quello di evitare la sindrome da deficit aerobico durante i lavori specifici.
Di fronte a un tempo che non ci ha soddisfatto in una gara preparata a lungo, si tende a ripercorrere con la mente gli allenamenti effettuati e a dare la colpa a qualche seduta venuta male o addirittura saltata, magari per il maltempo.
Poche volte, tra le cause, trova spazio la considerazione che, forse, non eravamo abbastanza pronti a cominciarla, la preparazione alla gara.
Mai sottovalutare la resistenza di base
Da personal trainer di molti podisti, Orlando Pizzolato si è fatto una propria idea della sbagliata mentalità che sta a monte di questi risultati non all’altezza delle aspettative: “Si minimizzano gli effetti della resistenza di base o si sopravvalutano le capacità di adattamento”, che entrano in gioco durante il periodo della preparazione specifica alla gara.
Concetto che Orlando spiega così su Correre di gennaio: “Alcuni runner quando preparano la maratona presuppongono che servano 3 sedute oltre i 30 km per sviluppare l’efficienza fisiologica adeguata ad affrontare bene la distanza. In questi casi quasi sempre il loro rendimento in gara è poi inferiore al potenziale, aspetto ben evidenziato dal ridotto differenziale che c’è tra il ritmo tenuto dai corridori nei lunghissimi e l’andatura a cui corrono la maratona. Questa differenza dovrebbe essere pari ad almeno 20”. Tale situazione viene definita “sindrome di deficit aerobico” ed è causata dalla mancanza di un adeguato adattamento fisiologico per il ridotto chilometraggio svolto prima e durante la preparazione. Questi podisti non si sono allenati all’allenamento.”
Il ciclo di condizionamento aerobico
La prossima volta che decideremo di affrontare la preparazione di una corsa, varrà quindi la pena, prima, investire un po’ di tempo sul “ciclo di condizionamento aerobico” con l’obiettivo di presentarsi “pronti a trarre il massimo dei benefici dalle sedute, impegnative e indispensabili, che vanno sostenute per sviluppare adeguati adattamenti fisiologici”.
Otto settimane è la durata ideale di questo ciclo, secondo Orlando, che ne indica i contenuti in un’apposita tabella. Otto settimane durante le quali non si lavorerà solo sulla cosiddetta “corsa facile”, ma anche su “stimoli brevi, quindi piuttosto sostenuti ma non massimali, come gli allunghi (da 100 m circa) e le salite”, afferma l’allenatore, alla luce della comprovata efficacia di questi lavori sia dal punto di vista biomeccanico sia sotto l’aspetto dell’elasticità cardiaca, e aggiunge un’ultima raccomandazione: “La preparazione di base va fatta quando non si gareggia ed è questo l’aspetto che condiziona maggiormente la scelta degli amatori di dedicare tempo ad aumentare l’efficienza aerobica”.
Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “Costruire solide fondamenta”, pubblicato su Correre n. 423, gennaio 2020 (in edicola a inizio mese), alle pagine 24-25.