Alessandro Giacobazzi era il diciannovenne che si commuoveva quando il compagno di squadra Pietro Riva, cui aveva involontariamente tirato la gara, vinceva l’oro europeo Juniores nei 10.000 m a Eskilstuna. No, non un invidioso che si rammarica per non esserci riuscito lui stesso.
Alessandro Giacobazzi era il ventenne che l’anno scorso ci ha raccontato il suo esordio alla Maratona di Reggio Emilia. No, quella gara non gli era andata bene.
Alessandro Giacobazzi è l’italiano che nel 2017 è tornato a vincere una maratona italiana internazionale. No, non quella dell’errore di percorso.
Alessandro Giacobazzi, nel frattempo, è tornato a lavorare in silenzio. Sì, preferisce siano i suoi risultati a fare rumore.
Alessandro Giacobazzi domenica difenderà la maglia azzurra agli Europei di cross di Samorin. In attesa di vederlo correre sui prati slovacchi ecco un estratto dell’intervista di Francesca Grana pubblicata integralmente su Correre di dicembre.
«A Torino avevo impostato un ritmo da 2:17’ e sapevo che al via c’era chi puntava a scendere sotto
le 2:12’, quindi a vincere la gara non ci pensavo neanche lontanamente! Peccato, però, che ogni tempo dichiarato vada poi effettivamente corso», ci aveva raccontato Giacobazzi subito dopo
il traguardo.
«All’inizio i kenioti li ho lasciati sfogare, con l’obiettivo di rimontare qualche posizione nel finale.
Il mio allenatore, Mauro Bazzani, mi ripeteva di non esagerare, perché stavo azzardando passaggi
troppo veloci, ma la gamba c’era… e quando c’è, perché non lasciarla correre? Al 37° km la fatica
era tanta, ma riagguantare i primi è stata una svolta: quando mi sarebbe ricapitato di vincere
una maratona come Torino? Da italiano, ci tenevo tantissimo e ho tirato fuori perfino quello che non
c’era.»
«L’idea di correre la rima maratona a 20 anni e la seconda a 21 è stata del mio allenatore. Io
avevo un po’ di paura, ma mi sono fidato di lui. E, come sempre, so di aver fatto bene.»
«Per tutta estate ci siamo ripetuti che il nostro giorno sarebbe stato il 29 ottobre e, pur volendo ben
figurare nelle gare intermedie, non abbiamo mai interrotto il nostro programma da maratoneti, con una media di 200 km settimanali – spiega il tecnico di Giacobazzi Mauro Bazzani – Per diventare un maratoneta, non c’è altra strada se non lavorare sodo. Il compito di un allenatore è conoscere i propri atleti, proponendo loro esercitazioni difficili, ma fattibili. I ragazzi devono sentirsi spronati a spremersi durante l’allenamento, ma devono anche tornare a casa gasati per avercela fatta. Solo così torneranno ancora più motivati per l’allenamento successivo.»
Gli obiettivi per il 2018 sono ambiziosi: «Sono tutti obiettivi difficili, preferisco non sbilanciarmi
e lasciare che, magari, a parlare siano poi fatti – prosegue Giacobazzi – Di sicuro, però, se non sarò tra i preselezionati per gli Europei di Berlino, mi butterò nella mischia dello scontro diretto alla maratona di Milano, senza aspettare che siano gli altri, eventualmente, a sbagliare. Voglio guadagnarmi tutto, per questo è giusto provarci.»