Il sapore dell’inverno e del cross nel mese di gennaio? Se ne è visto poco, almeno al nord della nostra penisola. Da noi il sole, temperature miti, tramonti da cartolina, sì anche a Milano, avara pure di nebbia.
Allora per gustarci il cross si è dovuto inevitabilmente seguire via streaming quello di Edimburgo, dove fango e terreno pesante non sono mancati a Holyrood (stupenda zona nell’hinterland della città scozzese dove era allestita la manifestazione, non lontanissima dal Golden Mile), luogo che qualche anno fa vide la luce e un mondiale di corsa campestre e qualche anno prima un europeo.
Lungo i saliscendi del circuito, la pattuglia italiana sì è fatta molto onore, su tutti Yemaneberhane Crippa che è andato a vincere con i colori dell’Europa la gara junior, confortato anche dalle ottime prove degli altri azzurri i quali hanno confermato che Samokov (Bulgaria) a dicembre (campionato europeo) non era stato un fuoco di paglia.
Bene anche Stefano La Rosa tra i senior e le due ragazze Elena Romagnolo e Valeria Roffino.
Il giorno successivo, domenica 11, in Italia si correva anche in Vallagarina, in Trentino, dove la quasi concomitanza con il cross Europeo non ha permesso, come in altre edizioni, di assistere a grandi cose.
Onore a ogni buon conto a Silvia La Barbera e al keniano Mangata vincitori della campestre che si corre tra i vigneti.
Si è parlato di corse attraverso i campi anche a Milano durante i festeggiamenti del Comitato Regionale Lombardo della federazione, l’ha fatto il presidente Alfio Giomi dopo che Grazia Vanni (a capo della federazione lombarda) aveva enunciato i numeri della regione più atletica d’Italia.
Giomi ha chiesto l’applauso del numeroso pubblico per gli azzurrini che avevano vinto in Scozia, affermando di fare parte della generazione che ritiene che il cross sia il sale dell’atletica. Affermazione assai gradita ma che non è stata messa a regime, giacché prima della sua elezione i cross federali in Italia erano due: societari e assoluti.
Ora con la scusa della festa della specialità, ne è rimasto solo uno. D’accordo, sono state inserite le staffette, ma questo nulla a che vedere con societari o assoluti.
Già che ci siamo, ci si chiede come mai Giomi sia mancato all’appuntamento in Bulgaria, anche se tutti sapevano che il grande favorito degli junior era Yema Crippa. A Budapest (appena eletto) e a Belgrado un anno fa era presente.
Cambiamo vela e annotiamo che in questa settimana cade l’anniversario, se così si può chiamare, del crollo del Palazzo dello Sport di Milano, era il 1985. Da allora, il buio più assoluto. Si sono succedute amministrazioni di tutte le specie, financo quelle leghiste, ma di altri palazzetti nemmeno l’ombra. La Gazzetta dello Sport ne ha ricordato i fasti dimenticando che al suo interno vi furono organizzati due europei al coperto, dove un tale Pietro Paolo Mennea fece faville con Sara Simeoni e Alberto Cova si piazzò secondo in un bellissimo 3000.
Dulcis in fundo, arriva anche il prof. Vittori che ha dato alle stampe “Nervi e cuori saldi”. Ci ha pensato La Stampa a stanarlo, se così si può dire. L’allenatore di Mennea, Fiasconaro, Sabia ne ha per tutti, doping in primis e fin qui non ci piove. Il problema è che poi attacca la coppia Magnani/Baldini due ex maratoneti, come responsabili tecnici affermando che ormai l’atletica è on the road, un tempo era track&field.
Difficile dare torto al professore, la nostra amata disciplina si sta trasformando, come il ciclismo, in continue prove su strada, la pista diverrà un diversivo per mondiali ed europei, pardon ho scritto diverrà, forse è già accaduto. Poi ha parlato degli atleti militari, ma questa è un’altra storia…..