ZONA MISTA – Speciale Mondiali: un’illusione lunga 30 km

ZONA MISTA – Speciale Mondiali: un’illusione lunga 30 km

22 Agosto, 2015

Ad un certo punto pareva un sogno. Ruggero Pertile e Daniele Meucci davanti. Dietro una sfilza di africani, tutti con responsi cronometrici che i nostri manco si sognano. L’illusione è durata tanto, almeno sino al 30° km, o giù di lì.
Di notte seguendo una maratona mondiale in televisione, sembra possa accadere l’impossibile.
Poi nei nostri due moschettieri qualcosa si è incrinato.

Si è fatto avanti un figlio del Lesotho dalla cavalcata scomposta. Ha preso un vantaggio che poteva essere definitivo, invece, l’hanno trafitto in parecchi, in primis un altro figlio d’Africa di quella terra martoriata, l’Eritrea. il suo nome è tutto un programma Ghebreslassie, 19 anni, con un “acca” in più del mitico Gebre, etiope, quello che è conosciuto in tutte le parti del mondo, atletico, naturalmente.
Dietro di lui un altro ragazzo dalla lingua amarica, poi un ugandese.

Il bello doveva arrivare dopo, specie per chi, come il sottoscritto, ha seguito il romanzo della maratona corroborato dalla voce dell’eterno telecronista azzurro Franco Bragagna. Nel Nido d’Uccello è spuntato “Rero” il patavino, lui che a dispetto dell’età, 41 primavere, è stato in grado di mettersi dietro campioni olimpici e mondiali, maratoneti da 2:04’.
Non sapeva come gli altri tre che l’avevano preceduto che il traguardo era lì a 100 metri, pensava di correre un giro intero (organizzazione dove sei?).

Un capolavoro quello di Ruggero Pertile, un maratoneta d’altri tempi, modesto, specie nel modo di porsi, nelle dichiarazioni anticipate da un pianto liberatorio, il quarto posto gli va stretto, strettissimo, e pensare che in tv ad un certo punto lo davano ritirato per problemi intestinali.

Dopo poco è arrivato l’ingegner Daniele Meucci (ottavo), anche lui ha mandato al diavolo gli organizzatori, non appena si è accorto che la maratona era terminata, non ha potuto fare la volata con l’avversario che gli era a fianco. Peccato.

Dalla strada, come sempre arrivano i risultati migliori. Presto per dirlo? Può darsi, sta di fatto che nel corso della prima giornata cinese gli altri azzurri nell’ordine: Marco Lingua (martello), Chiara Rosa (peso), Margherita Magnani (1500), Benedetti (800) e Chatbi (3000s), Riparelli (100) Simona La Mantia (triplo) sono tornati a casa. Subito. Allora per chi scrive Pertile è d’oro e Meucci di bronzo!

Bolt

C’è o non c’é. Questo il dilemma. Il “vinci tutto” non ha mai corso in una manifestazione mondiale in 9”96 in qualificazione. Vero, ma è parso legnoso, macchinoso, non il Bolt conosciuto. Gli altri vanno forte, molto forte. Powel 9”96, Gay (il peggiore 10”11), Ogunobe 9”99; Bromwell 9”92, Vicaut 9”92, Gatlin 9”83. Il che significa che per battere il “grande peccatore” la strada è lunga e difficoltosa. Domani è un altro giorno, si vedrà…

Farah

Era il favorito e il britannico di Mogadiscio, ha recitato come da copione, con un ultimo giro abbondantemente sotto 57” ha vinto in 10.000 dopo essersi nascosto, come sua abitudine per metà gara (passaggio ai 5000 13’40”), alle sue spalle 3 keniani, poi Galen Rupp (Usa) compagno di allenamenti di Mo e allievo prediletto di Alberto Salazar il più chiacchierato coach del momento, presente tra l’altro nel Nido d’Uccello.