Maggio 3.0 Arcipelago Running

Maggio 3.0 Arcipelago Running

24 Aprile, 2014

“L’importante è correre con il cervello oltre che con i piedi, conoscendo i propri limiti. Scegliere scarpe e abbigliamento giusto, trovare la dieta corretta, conoscere i pro e i contro della musica in cuffia e quali sono gli esercizi di stretching irrinunciabili.” Così leggo sulla quarta di copertina del libro che Maurizio Lorenzini ha scritto con Riccardo Bruno riversando su carta la passione di un istruttore e giudice Fidal, corridore di lunga corsa, che scrive per la testata on line Podisti.net. Titolo: È facile vincere la (tua) maratona se sai come farlo. È solo un esempio recente, e altri se ne potrebbero fare. Esempio di cosa? Della gioia che la corsa procura e che spinge le persone non solo a correre, ma a trasmettere passione per la corsa. Senza questa valenza, nonostante l’attenzione mediatica di cui ultimamente beneficia, il podismo italiano sarebbe ancora poca cosa. Personalmente trovo che sia questa la faccia migliore del running: trasmettere emozione, comunicare inclusione. «A questo mondo c’è posto per tutti», cantava Lorenzo, e tutti sono protagonisti. Lo sapevamo già, noi podisti del jurassico, ed era la nostra arma dialettica quando al bar ci davano degli sfigati: «Io corro con Bordin. Tu puoi giocare con Baggio?». Oggi la condivisione non è solo sulla linea di partenza: le strade che la corsa offre per esprimere la personalità sono tante: allenatori, organizzatori, dirigenti di società, comunicatori, consulenti, opinionisti. In alcuni casi tutto questo può diventare un mestiere, soprattutto se c’è la necessità di trovarne uno, perché quello che si aveva lo si è appena perso. C’è, come in tutte le cose, un altro lato della medaglia, che individuo nella dispersione delle energie e nell’inflazione delle proposte: ognuno si fa il proprio sito, il proprio programma di running days, il proprio corso di corsa, una maratona dietro casa, il proprio manuale, più o meno autobiografico. Vorrei avere il tempo di leggerli tutti, convinto che in ognuno ci sia qualcosa che ancora non so o che non ho pensato. Ne ricevo anche dieci in un mese, di media, tra pubblicazioni di case editrici medie o piccole e autoproduzioni. Siamo bravi musicisti che non riescono a suonare da orchestra, siamo isole di un arcipelago che non riesce a farsi Nazione. Non è un problema di noi corridori, ma di noi italiani. Non avremmo il patrimonio artistico più ricco del Pianeta se nel medio evo, a differenza che nel resto d’Europa, non ci fosse stata una capitale con un signore diverso praticamente in ogni provincia, ma è da lì che nasce quella mentalità che ci autorizza, ad esempio, a inventare a Roma un nuovo festival del Cinema pur avendo già, a Venezia, una delle quattro kermesse più importanti del mondo. Ma quando plano sull’Arcipelago Running, tutto questo disordine di tutti che fanno tutto non mi impedisce di vederne la ricchezza di idee e, soprattutto, di umanità. Di questi tempi non è poca cosa.