La carriera atletica di Ottavio Missoni fu fra le molte interrotte, possiamo ben dire sul più bello, dalla seconda guerra mondiale (1939-45). Nato nel 1921 a Ragusa (Dalmazia), Missoni crebbe e operò prima a Zara e poi in Lombardia.
Alto (1.86) e slanciato, si sentì ben presto attratto dall’atletica. Scelse i 400 metri piani come primo cavallo da battaglia. Nel 1937, a soli 16 anni, destò sensazione correndoli all’Arena di Milano, che aveva all’epoca una pista di 500 metri, in 48″8. A rendere ancor più nobile quel risultato fu il fatto che Ottavio batté nell’occasione l’americano Elroy Robinson (48″9), allora primatista mondiale delle 880 yards. Alla fine dell’anno quel risultato valse a Ottavio un 20° posto ex-aequo nella lista stagionale europea dei 400 m. Ancora più spettacolare quanto seppe fare nel ’39, durante il celebre match Italia-Germania, sempre all’Arena. Quel giorno il giovane Ottavio scese a 47″8, ma fu notato da pochi, visto che grandi protagonisti della corsa furono il tedesco Rudolf Harbig e il nostro Mario Lanzi, finiti nell’ordine, entrambi in 46″7. All’epoca la statistica di questo sport era ancora in fasce, per così dire, e a quanto si sa nessuno notò che il tempo di Ottavio era nuovo primato europeo juniores (under 20), categoria che ancora non esisteva ufficialmente. Lui stesso venne a conoscenza di questo record solo parecchi anni dopo, durante un colloquio con l’autore di queste righe. Divenuto nel frattempo un mago nel campo della moda, Ottavio fu così estasiato da quella rivelazione che decise di menzionare la cosa in uno dei dépliant che la sua ditta inviava all’estero!
Nel ’41Missoni provò un’altra strada, cimentandosi sui 400 m ostacoli. In quella stessa stagione vinse subito il titolo italiano in 53″3, davvero un signor tempo a quell’epoca, tanto che gli valse il secondo posto nella lista mondiale dell’anno, dietro lo svedese Sixten Larsson (52″9). Quel sogno meraviglioso fu interrotto bruscamente dalla chiamata alle armi. Ottavio andò in Africa e nell’ottobre del ‘42 partecipò alla celebre battaglia di El Alamein, davvero infausta per le nazioni dell’Asse (Germania e Italia). Fu preso prigioniero dagli inglesi e passò il resto del tempo di guerra in Egitto. Al ritorno, pur avendo ovviamente problemi di vita, seppe risorgere, grazie soprattutto a Rosita Jelmini, la donna della sua vita, con la quale s’immerse nel mondo della moda, che doveva dargli fama mondiale. Malgrado i suoi nuovi e forti impegni, non dimenticò l’amata atletica. Nel ’47 corse i 400 m a ostacoli in 53″6 e l’anno seguente giunse a 53″1, tempo che gli valse la partecipazione ai Giochi olimpici di Londra, dove giunse alla finale, classificandosi sesto. Ormai assorbito dal suo lavoro, trovò il modo di gareggiare ancora per alcune stagioni (4° negli ostacoli agli Europei ’50), ma senza lo smalto dei giorni migliori.
Molti anni dopo gli chiesi quale lezione avesse tratto dalla dura esperienza della prigionia. “Imparai a conoscere a fondo il carattere degli uomini”, mi disse.