Iliass Aouani, il miglior debutto azzurro di sempre

Iliass Aouani, il miglior debutto azzurro di sempre

03 Aprile, 2022
Foto La Presse

È il miglior debutto di sempre per un azzurro in maratona: alla Milano Marathon, nella sua città, Iliass Aouani corre in 2:08’34” inserendosi all’ottavo posto della top ten nazionale di sempre. Il primato italiano di Eyob Faniel (2:07’19”) dista poco più di un minuto. Per il 26enne ingegnere laureato negli Stati Uniti significa entrare in un’altra dimensione e proiettarsi nell’atmosfera internazionale.

“L’ho visualizzato ieri e l’ho realizzato oggi – ha commentato Iliass Aouani dopo il traguardo – Questo tempo è la conferma del valore che eravamo consapevoli di avere ed è l’indicazione di un percorso che ha delle belle prospettive. Ma questo è solo l’inizio. Ho ancora tanta fame. Ho già voglia di recuperare un attimo e pensare al futuro”.

“Un esordio un po’ sperato, un po’ sognato e alla fine realizzato – spiega il suo allenatore Massimo Magnani – Abbiamo scelto Milano perché era la condizione ideale. Ilias è milanese, quindi sulle strade della sua città contavamo che avrebbe trovato ancora più ispirazione. Ma quello che è successo oggi è un percorso che parte da lontano, dallo scorso anno, dalle sue scelte di venire a vivere a Ferrara, di cambiare un po’ la sua vita. Oggi comincia a visualizzare il suo percorso nell’atletica internazionale, quella che conta. Il risultato odierno ci dice che questa è la sua disciplina e può recitare un ruolo di livello internazionale”.

Che una prestazione di rilievo fosse alla sua portata era nell’aria da tempo. Non a caso su Correre di maggio 2021 dedicammo a Iliass Aouani un ampio servizio a cura di Saverio Fattori e che vi riportiamo qui di seguito.

Quella provincia a misura di campione

(Saverio Fattori)

Sono un nostalgico, abito vicino a Ferrara e mi capita nelle gite domenicali di buttare l’occhio verso le mura, è il solito sgambettare di sempre, quello che ricordo da che ero un bambino. Decine, forse centinaia di persone di ogni età, uomini e donne, camminano o corrono. La parte nostalgica consiste nel fatto che ho l’occhio fine per certe cose, bene, benissimo, circostanza positiva, ma corrono quasi tutti a ritmi blandi. Da queste parti l’eco del mitico CUS Ferrara, della scuola di maratona di Giampaolo Lenzi è ormai estinta da tempo.

Dall’inizio di questo maledetto anno però qualcosa è cambiato, ci sono avvistamenti che sembrano arrivare da un tempo lontano ed è subito leggenda. Non può essere Massimo Magnani quel missile. Magnani fu il primo interprete di questa scuola a essere arrivato all’élite internazionale, ma non è eterno. In effetti anche lui è presente, segue in auto, in bicicletta invece c’è un altro forte atleta del passato e ora preparatore, Mauro Crivellini. Il missile è Iliass Aouani, mezzofondista di origini marocchine ma italianissimo, al punto da essersi laureato campione italiano di cross lungo a Campi Bisenzio a metà marzo, con una gara di forza e controllo che ha stupito molti.

Crivellini annota tutto quello che vede da vicino, le sensazioni, le impressioni: «Correndo a 4’ al chilometro è praticamente ingolfato, si innescano pericolosi meccanismi di frenata. Per poter correre decontratto deve raggiungere almeno i 3’20”/km. Per vederlo in spinta, decontratto deve correre intorno ai 3’, ma per impiegare la forza e l’elasticità deve scendere a 2’50”».

Iliass Aouani: studio e risultati negli USA

Tornando indietro nel tempo, Iliass inizia a fare atletica a Milano, categoria allievi, viene dal quartiere Ponte Lambro, a dieci minuti da San Donato. Lì inizia tutto, dal campo storico della Snam e inizia bene, sotto la guida di Claudio Valisa, già allenatore di Gennaro Di Napoli. Gareggia per la Riccardi Milano fino al primo anno della categoria promesse. In dote porta già un titolo italiano sui 5.000 m e una partecipazione agli Europei di categoria di Tallinn nel 2014. Con questi risultati, l’anno seguente grazie a una borsa di studio arriva la possibilità di studiare e di continuare con l’atletica di alto livello negli Stati Uniti.

Il primo anno è di stanza in Texas, alla Lamar University, dove si distingue, vince titoli universitari e arriva un incoraggiante 13’55” nel 5.000 m. È il più forte alla Lamar, ma il fatto di primeggiare potrebbe togliergli stimoli. Decide quindi di trasferirsi nello Stato di New York, alla Syracuse University, la cui squadra aveva vinto i Campionati nazionali di cross. Sono 4 anni a tratti complessi, con qualche infortunio, da cui però si riprende sempre. Negli Stati Uniti continua gli studi. Dopo un anno fatto al Politecnico di Milano arriva una triennale in Ingegneria Civile e una Laurea magistrale in Ingegneria strutturale.

Dagli Stati Uniti si porta dietro l’importanza che da quelle parti danno ancora all’atletica leggera nonostante siano diversi gli sport che si dividono la fetta di popolarità. In particolare a livello scolastico già dalle high school, le nostre scuole superiori, e dai college. Le gare sono molto seguite, le squadre sono coese, il concetto di team building è ben attuato e la rivalità è feroce tra le diverse università per contendersi il titolo nazionale, specie nei cross. Insomma, non chiede di meglio, sono gli stimoli giusti per una mentalità determinata come la sua. Una sorta di esilio volontario

Tornato in Italia sceglie Massimo Magnani come allenatore e soprattutto scappa da Milano, una grande città può essere dispersiva, insensibile, complicata. Iliass si sente un po’ abbandonato, forse la dimensione di una piccola città di provincia può essere la situazione migliore. Un piccolo team gli si stringe attorno, quasi lo coccola e da inizio gennaio il laboratorio comincia a dare frutti, allenamenti di grande qualità testimoniano uno stato di grazia inaspettato che poi andrà a concretizzarsi con il titolo italiano di cross lungo a Campi Bisenzio. È lui il primo a essere sorpreso, nemmeno si sente predisposto per la campestre… In precedenza lo avevamo visto un po’ di sfuggita fare da lepre a Eyob Faniel, che poi ritroverà al Campaccio, nel tentativo riuscito di fare il record italiano di mezza maratona, 7 km a 2’49”/km in una fase di carico e costruzione.

L’abbraccio tra Iliass Aouani e Massimo Magnani dopo il traguardo della Milano Marathon

Se Crivellini lo guida in bicicletta negli allenamenti su strada Massimo Tocchio, già atleta di buon livello, lo segue per quanto riguarda la fisioterapia e i lavori in palestra.

Una frase di Iliass mi colpisce: «Milano non è una città per mezzofondisti». Un’affermazione che può sembrare quasi irriverente se pensiamo al passato, alla culla di atleti come Cova e Panetta, solo per citarne due e dimenticarne tanti. Ma è una frase che fa pensare, i tempi cambiano e soprattutto cambiano le storie individuali, ogni atleta ha le sue caratteristiche che lo rendono unico e Iliass per avere il massimo della concentrazione deve vivere lontano dalla sua famiglia. Un esilio volontario per vivere l’atletica come piace a lui, alla massima intensità.

Iliass Aouani è il primo di cinque fratelli, tutti stanno studiando con ottimi risultati, una sorella più piccola frequenta Ingegneria biomedica al Politecnico. Lo stesso Stefano Baldini ha scelto di preparare alcuni degli atleti che segue in un centro tecnico tra Rubiera e Modena. Piccolo è bello, quindi, e la provincia è una delle ricchezze del nostro Paese, o a quanto pare si appresta a tornare a esserlo. Sta di fatto che Ferrara diventa una piccola bomboniera a misura di atleta. È tutto a portata di mano e sulle mura che cingono la città qualcuno corre di nuovo davvero forte. Mentre proprio nei giorni in cui scrivo Iliass Aouani ha avuto problemi di accesso agli impianti dell’Arena civica, impedimenti che lo hanno ferito ma reso ancora più combattivo. Dà l’idea di essere davvero uno che nelle difficoltà cresce ancora più velocemente.

Con forza verso il futuro

Iliass Aouani ha “fame”. Fame di risultati, mi pare evidente, anche se dà l’idea di esplorare ancora il proprio potenziale, di non conoscersi ancora, è lui il primo a essere curioso del futuro.

Nello stile di corsa più che leggerezza Iliass sembra mostrare concretezza, forza, una facilità di corsa che lascia poco all’estetica. Sembra correre un po’ seduto, a bacino basso, ben muscolato. È come se caricasse una balestra e comunque è sempre il motore che conta, mangia strada e ha preso a morsi le salite sul tracciato di Campi Bisenzio. Con Magnani stanno però lavorando anche sulla tecnica e dopo il Campaccio hanno iniziato a curare l’alimentazione con un esperto. Nulla può essere lasciato al caso.

È tornato in Italia per correre forte davvero e affiancare i migliori. I progetti per la stagione estiva sono chiari, talmente chiari da condensarsi in uno solo: un tempo importante sui 10.000 m in pista.

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