Sofia, Giovanna e Sifan sono i nomi delle tre donne che hanno catalizzato tre giorni fa la maratona in rosa. Senza nulla togliere alle nostre Yaremchuk ed Epis, il volto nuovo dei km 42,195 è proprio l’atleta olandese, profuga, arrivata dall’Etiopia oltre 10 anni fa, che, per fare un esempio, già nel 2014 battagliava con la nostra Federica Del Buono agli Europei indoor di Praga.
Sifan Hassan, questo il personaggio in questione, ha un palmares da fare impallidire chiunque lo legga. Tanto per intenderci, in pista ai Mondiali di Doha 2019 ha vinto l’oro nei 1.500 e nei 10.000 m; l’anno successivo, o meglio ai Giochi olimpici di Tokyo 2021 si è messa al collo un bronzo nei 1.500 m (3’55”86) e due ori rispettivamente nei 5.000 m (14’36”79) nei 10.000 m (29’55”32). Risultati che non ha confermato poi lo scorso luglio a Eugene, ma i bene informati hanno garantito che non era in condizione anche per malanni assortiti.
Occorre tenere presente che Sifan Hassan, nata nel 1993, ha disputato dal 2013 tutte le maggiori competizioni europee e mondiali, campestri compresi: giocoforza che una stagione possa andare storta o che il fisico ogni tanto chieda il conto. Lei, ad ogni buon conto, si è presentata al via a Londra, per la prima volta in maratona, vincendola, spiegando al mondo che è lei in questo momento la più forte, in tutti i sensi, non solo in maratona, tenendo presente che in questo periodo ha rispettato le regole del “Ramadan” della sua religione, pare pure che abbia deciso di provare la gara olimpica più lunga, solo un mese prima del via, dopo avere lottato con un infortunio muscolare con i cui sintomi la stessa atleta “Orange” ha dovuto convivere durante la maratona. In gara si è fermata due volte, per pochi attimi, sia ben chiaro, per lenire certamente il fastidio che la attanagliava, perdendo comunque centinaia di metri preziosi. Il suo recupero sulle battistrada, il suo spunto finale sono stati il compendio di una prestazione fantastica, che nessuno avrebbe mai pronosticato. Il suo tempo, 2:18’33”, lascia incredula sé stessa in primis e il mondo delle maratone, che ora può contare su altra grandissima protagonista.
A Londra si è ripresentata Sofiia Yaremchuck, che a Milano il 2 aprile aveva conquistato la via degli spogliatoi ben presto. Pronta la sua risposta, accompagnata da un nono posto che in una competizione di valore mondiale è quanto mai significativa. Non lontano dal primato italiano il suo tempo finale: 2:24’02”.
Giovanna Epis, invece, si è presentata ad Amburgo. Il primato italiano che appartiene a Valeria Straneo l’ha sfiorato di un nulla: 2 secondi in più dell’alessandrina, che lo aveva stabilito nel 2012 a Rotterdam (2:23’44”, ndr). Cosa sono 2 secondi in una maratona? Fate voi il conto. Una quisquilia, il battito d’ali di una farfalla, uno sbadiglio prolungato mentre guardi in tv una partita di calcio noiosa, il tempo di stappare una lattina di birra, due secondi… Si sarà mangiata le mani l’allieva di Giorgio Rondelli? Chissà. M’immagino però la reazione del tecnico milanese, dopo avere letto il crono di Giovanna: 2:23’46”.