L’intelligenza non artificiale dell’allenatore

L’intelligenza non artificiale dell’allenatore

12 Aprile, 2023
Francesca Grana

L’inverno si è alzato dal tavolo verde delle stagioni e se n’è andato via lasciando una mano da finire davvero ricca, con un tris di assi in maratona: il debutto un po’ timido di Chiappinelli (comunque 2:09’46” a Siviglia), un ritrovato Eyob Faniel (2:07’53” a Osaka) e il ritorno di Iliass Aouani, che ha scacciato le sfighe dell’inverno (stop per Covid alla vigilia dell’Eurocross) a suon di primato italiano, il 2:07’16” ottenuto a Barcellona, domenica 19 marzo. Menzione personale di grande rispetto, inoltre, per Neka Crippa e il suo 2:12’11” su un percorso bello e non facile come quello di Roma. L’altro Crippa, a Correre di maggio già in stampa, ha poi chiuso la sua prima maratona in 2:08’57” a Milano.

Per quel che più ci riguarda da vicino, troverò interessante confrontare due strade per la preparazione alla maratona davvero diverse: da una parte il classico avvicinamento che va per la maggiore, scandito da mezza maratona poi 30 km e infine la maratona, dall’altra la radicale alternativa percorsa da Crippa, che, salutata la scena con le presenze ai grandi cross italiani, si è “fullimmerso” nella preparazione della Milano marathon senza il conforto di nessun test gara, prima in Portogallo e poi in Kenya, “alla Kipchoge” in un certo senso. Da approfondire è anche la “terza via” rappresentata da Aouani, che la domenica prima della maratona di Barcellona, quando le sacre scritture dell’allenamento prevedono “scarico” è andato a immolarsi a Gubbio, da campione allora uscente dei tricolori di cross. Una giornata da dimenticare che Massimo Magnani ricorderà per sempre, a giudicare da un coraggioso post senza veli dedicato a una delle settimane più difficili della sua carriera, quella da Gubbio a Barcellona.

Quale delle strade seguite da questi campioni è quella giusta?

Tutte, mi viene da rispondere. I quattro allenatori in questione hanno “fatto fatti” che valgono più delle troppe parole link in bio su troppi argomenti, da Claudio Berardelli per Faniel a Giuseppe Giambrone per Chiappinelli, da Massimo Magnani per Aouani a Massimo Pegoretti per Crippa. Il messaggio che ci mandano è chiaro: l’allenamento efficace è sartoriale, la teoria dell’allenamento è la stoffa, che va tagliata e cucita sul disegno progettato dallo stilista-coach per stare bene addosso al differente insieme di corpo e mente di ognuno dei ragazzi del poker, come delle altre e degli altri di cui non vediamo l’ora di raccontare nuove gesta. Vale anche per noi che lottiamo per stare dentro al tempo massimo e che ci ostiniamo a imparare e a divulgare.

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