Prosegue su Correre di aprile la descrizione dei criteri da adottare per il debutto nel trail running e sugli allenamenti da sostenere con l‘obiettivo soprattutto di guadagnare confidenza con la corsa in natura
“L’ideale per non strafare? E rischiare di non concluderla e di maledire l’idea di diventare trail runner? Come ricordato nel numero precedente, il mio consiglio è di scegliere, come prima gara, una corsa lunga circa 35 km, con un dislivello positivo di non più di 1.500-2.000 m. Non proprio una passeggiata, dunque; perché allora partire da una prova così impegnativa? Perché le competizioni di questa dimensione tecnica presentano già caratteristiche e difficoltà assolutamente identiche a quelle di chilometraggio maggiore, anche se sono contraddistinte da una serie di fattori che andremo ad analizzare. Avremo così modo di toccare con mano la nostra “predisposizione” per la dimensione media, tipica della maggior parte delle gare di corsa in natura.”
Con questa premessa senza giri di parole, Fulvio Massa prende per mano il neofita e lo conduce preparato al via della prima gara di trail running. “Neofita che potrà essere, come provenienza, un podista, un escursionista, uno sciatore di fondo o un biker, e che troverà comunque in una competizione di questo tipo un “sunto” della dimensione trail, come se fosse un biglietto da visita della corsa off-road con tutte le informazioni che occorrono per capire se questo mondo fa per noi”, precisa il direttore tecnico di Trail Running Coaching.
Obiettivo: maturare l’esperienza
“Per il nostro debutto sarà sufficiente un minimo di preparazione e l’adozione un unico obiettivo: arrivare in fondo godendosi il più possibile il viaggio- gara” assicura Massa.
Il primo passo sarà un “controllo dentro di noi”: abbiamo la motivazione per affrontare una competizione diversa dalle solite sgambate su asfalto? Abbiamo “messo in conto” tutti i pro e i contro che stiamo per vivere? Mettiamoli in fila:
• sappiamo che sarà dura, soprattutto nei passaggi più ripidi e tecnici, che dovranno essere affrontati con il giusto approccio mentale;
• la conoscenza dell’ambiente di montagna, che nel frattempo avremo maturato, ci aiuterà ad affrontare e superare le difficoltà, perché nulla costituirà una vera sorpresa;
• rinunceremo a guardare il cronometro e a cercare di capire quanto tempo manca ancora all’arrivo, perché sappiamo che questa è una delle fondamentali differenze tra il trail running e la corsa su strada;
• avremo studiato bene il percorso e cercheremo di scomporre l’impegno che ci attende in obiettivi parziali: da qui al lago, dal lago allo scollinamento successivo, poi un po’ di recupero scendendo al guado, etc.
• interromperemo senza esitazione la corsa per camminare nei tratti più difficili: ormai sappiamo che non è una vergogna, ma una scelta tattica cui ricorrere con frequenza nella gestione dello sforzo di lunga durata;
• dentro di noi dovrà prevalere lo spirito di avventura, la voglia di una scoperta.
I criteri per la preparazione
Nella seconda parte dell’articolo, Fulvio Massa indica quali sedute è necessario effettuare per presentarsi preparati al via del primo trail, con un programma di “12 settimane di prima costruzione”: “Nei consigli che seguono facciamo riferimento a un podista con basso grado di preparazione generale. Un appassionato, dunque, che corre tre volte a settimana a ritmo aerobico per 45-60 minuti e che non ha esperienza specifica di montagna. Dovremo aiutarlo ad affrontare la corsa lunga e nello stesso tempo costruire una prima forma di abilità nei confronti del terreno di gara.”
Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “La scelta del primo trail”, di Fulvio Massa, pubblicato su Correre n. 462, aprile 2023 (in edicola da inizio mese), alle pagine 44-48.