Abbiamo incontrato Giovanni Storti e Franz Rossi in occasione dell’uscita del loro nuovo libro, Niente panico, si continua a correre, che tra racconti esilaranti e momenti più introspettivi mostra bene come l’universo del running possa essere, anche, un meraviglioso mezzo per sentirsi liberi.
Con una nuova consapevolezza, data dall’età, accettando che il tempo passa per tutti. E godendo del piacere che lo sport, praticato in compagnia, e i viaggi sanno offrire.
Sta tutto qui il messaggio del nuovo volume a firma della ormai collaudatissima coppia, il terzo in ordine cronologico dopo Corro perché mia mamma mi picchia e Una seducente sospensione del buon senso.
Nuovo libro nel quale vengono messi in fila racconti di viaggi, gare e nuove scoperte costruiti con uno stile inconfondibile e una buona dose di introspezione e comicità. In un insieme scanzonato e a tratti filosofico in cui le voci di Giovanni e Franz si passano il testimone con naturalezza e le pagine e i capitoli scorrono dando vita a un volume in cui, ovviamente, ci si diverte anche parecchio.
Insieme senza orologio
«Sono passati cinque anni dall’uscita del primo libro. E alla nostra età (61 anni Storti, 54 Rossi) basta davvero poco per capire come il corpo reagisca diversamente allo sforzo. Ci siamo semplicemente accorti di essere invecchiati» racconta Storti.
«Però il tempo che passa non deve essere una scusa per adagiarsi. Perché farlo, anzi. Si va avanti, si continua guardando meno alla prestazione e godendosi di più il tutto. Io ad esempio da un po’ di tempo corro senza orologio. Anche se slegarsi del tutto dal crono non è possibile, un po’ di spirito competitivo confesso di averlo ancora e alla fine dell’allenamento mi capita di chiedere quanto ci ho messo agli altri» ammette il Giovanni del celebre trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo.
Tra ironia e realtà
E poi i viaggi, uno dei motori principali delle narrazioni del duo sin dagli inizi della loro collaborazione, cornici di racconti appassionati ed esilaranti.
Godetevi ad esempio le pagine dedicate alla scalata al vulcano Teide, nell’arcipelago delle Canarie. O il resoconto dei 217 km e 4.400 m a una temperatura media di 50 gradi della Badwater nella Death Valley californiana. O ancora il racconto della vita del popolo esiliato dei Sahrawi.
«Per quanto mi riguarda – dice Franz Rossi – ha un significato particolare la maratona che ho corso sulla Muraglia cinese e la possibilità che mi ha dato di scoprire un paese così diverso dal nostro, specie nelle zone rurali, dove il contatto diretto con le persone mi ha davvero sorpreso. Meno il viaggio è organizzato, più si ha l’opportunità di avere a che fare con le persone».
Libertà, saggezza, esplorazione. Tante risate. E poca velleità agonistica.
«Credo che il libro verrà molto apprezzato dal corridore di esperienza che ha superato i 50 anni – conclude Rossi –. Ma anche da chi inizia, perché alla fine è tutto un circolo: si comincia per passione, ci si esalta cercando sempre di battere il proprio primato e poi, con il tempo, si ritorna al punto di partenza. E si riprende a correre solo per passione e per divertirsi».
Insomma, “corridori si nasce o si diventa, l’importante è non morirci”, per chiudere citando la numero 51 delle 34 regole del buon corridore elencate nel libro. L’importante è continuare. Senza andare in panico.
Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “Correte e niente panico” (intervista a Giovanni Storti e Franz Rossi curata da Chiara Collivignarelli), pubblicato su Correre n. 409, novembre 2018 (in edicola a inizio novembre), alle pagine 96-99.