Zona mista – La verità, vi prego, su Andrew Howe

Zona mista – La verità, vi prego, su Andrew Howe

10 Giugno, 2014

Che la nostra atletica abbia problemi è risaputo. Domenica si è messa pure “La Gazzetta dello Sport” affermando, tramite Fausto Narducci, che l’atletica, quella mondiale, è Bolt dipendente: purtroppo non me la sento di smentire il foglio rosa di Milano, visto anche il calo, previsto del resto, di spettatori al Golden Gala di Roma. L’articolo del quotidiano sportivo mi offre l’opportunità di parlare della velocità. Già che ci siamo non può passare inosservata la presenza di Andrew Howe sulla pista dell’Olimpico. Il ragazzo ha chiuso in 20”81, un centesimo in più del minimo per gli Europei di Zurigo. Il problema è che Andrew Howe, nato nel maggio del 1985, ha compiuto 29 anni e da un paio d’anni si barcamena tra i 200 m e il lungo. Nella seconda disciplina è stato campione d’Europa sotto tetto e all’aperto, nel 2007, in una serata magica nello stadio Nagai di Osaka, nel lungo atterrò nella sabbia a 8,47, mettendo quasi alle corde il “feroce” Irving Saladino, che, ad ogni buon conto, gli rese subito la pariglia, relegandolo, si fa per dire, al secondo posto. Andrew dopo il salto prodigioso si strappò il numero di gara dalla maglietta urlando ai quattro venti: “I’m the first, I’m the champion”, mentre mamma Renè si tarantolava sugli spalti. In seguito successe di tutto: infortuni a ripetizione e interventi ai tendini, fino all’esclusione dai Giochi del 2012 di Pechino. Settimane, mesi trascorsi nell’oblio. Andrew finito nel dimenticatoio. Si è rivisto con lo sbocciare della primavera di quest’anno. Al Golden Gala dichiarava ai microfoni Rai di essere abbastanza soddisfatto della propria prestazione. All’estensore di queste note è parso lontano, per non dire lontanissimo da quell’Andrew guascone, brillante, col sorriso da sciupafemmine, che si è sempre manifestato sulle piste di tutto il mondo. Chi non ricorda i 200 m di Grosseto, dove corse in 20”28? Da allora sono trascorsi ben 10 anni. Oppure ancora il 20”30 di Milano del 2010, un mese o più dopo il quinto posto nel lungo agli Europei di Barcellona, con un “crono” che forse forse gli avrebbe permesso di imporsi sul francese Lemaitre. Howe sa benissimo che il responso cronometrico per indossare la maglia azzurra a Zurigo è alla sua portata (almeno si spera), il problema è che forse anche lui non sa che pesci pigliare e si dibatte nel dilemma: lungo o non lungo. Per Howe siamo al cosiddetto giro di boa, o ultima spiaggia che dir si voglia: Zurigo ad agosto dirà la verità. Incrociamo le dite. Tra l’altro, gli altri “velocisti” azzurri sono un gradino al di sotto di un Howe non di certo irresistibile.