Settembre. La corsa assomiglia un po’ alla vita

Settembre. La corsa assomiglia un po’ alla vita

24 Agosto, 2013

In fondo ha ragione Orlando Pizzolato: nel numero scorso ricordava che il miglior modo per essere sicuri che gli impegni quotidiani non ci impediscano di correre è allenarsi quando la giornata non è ancora cominciata. Anche perché, se la ripassiamo mentre corriamo, l’agenda che ci attende si rimpicciolisce. O forse è solo che finiamo per accettarla meglio. In fondo, ma in questo caso al numero di Correre che avete tra le mani, lo sottolinea anche Franco Fava, quando ricorda che il notista del Financial Times, Tyler Brulé, ha dichiarato di allenarsi portandosi dietro il taccuino, perché in quel momento elabora idee e soluzioni ai problemi.
Poi, però, sappiamo che non sarà semplice, soprattutto adesso che i confini del giorno hanno già cominciato a restringersi, all’alba come al tramonto. Eppure, almeno nel primo mattino di ripresa, quando all’orizzonte si disegna un profilo uniforme, fatto di giorni fotocopia, che per lungo tempo dovremo attraversare, mi piace pensarvi capaci di correre nel chiarore che ancora non si scrolla il buio di dosso e alla fine guardare la città che si sveglia e dire: «OK, andiamo».
In tante cose la corsa assomiglia un po’ alla vita.
Veniamo spesso rimproverati di scarsa elasticità muscolare, che in quanto scarsa ci espone con maggiore probabilità al rischio infortunio. Nella vita un piccolo infortunio è che salti la nostra seduta quotidiana di running (c’è di peggio, soprattutto di questi tempi), ma anche questo può essere evitato con un po’ di elasticità. Ecco un esempio. Un tempo ci sentivamo chiedere: «E tu che corridore sei? Grillo, salamandra o capinera?», perché la fascia oraria in cui si correva generava un senso di appartenenza. C’erano (e ancora ci sono) i runner del mattino, della pausa pranzo e della sera, ma forse è tempo di fare nostra l’elasticità necessaria per passare da una tribù all’altra in base agli impegni del giorno e soprattutto ai suoi imprevisti. Lo stesso vale quando notiamo che in molti corrono, ma pochi si allenano. Vero, ma in base a quante tacche di batteria ci saranno rimaste nel cervello, ognuno di noi dovrà accettare di essere, alternativamente, uno che corre o uno che si allena. Nel mio giro c’è la famosa montagnetta di San Siro. A metà il sentiero si biforca: da una parte si sale in cima, dall’altra si gira tutto intorno. Non tutte le mattine scelgo la salita. E sulla salita Fulvio Massa ha prodotto per questo numero un testo fondamentale, che si basa sulla comprensione di quale tipo di pendio soffriamo di più: quello corto e ripido o quello lungo e continuo. Ci si deve allenare per migliorare la nostra resistenza a quella specifica difficoltà. Un po’ come con lo stress: in alcuni di noi è generato dagli imprevisti, in altri dalla ripetitività delle giornate. Si dovrà capire cosa soffriamo di più e allenarsi un po’.
La vita è così: assomiglia un po’ alla corsa.