Parole in corsa: “Acido lattico”

Parole in corsa: “Acido lattico”

02 Marzo, 2021

Giorno per giorno andiamo alla scoperta di alcune parole chiave ed espressioni che sono state la bussola di Correre nei suoi primi 40 anni.

Oltre che espressione “maledetta” per i mezzofondisti, Acido lattico è stato l’ultimo testo scritto da Enrico Arcelli per la nostra casa editrice e qui diventa l’escamotage ideato dalla redazione di Correre affinché questo racconto per parole in ordine alfabetico si apra con il ricordo del massimo divulgatore della corsa.

Ferretto Ferretti racconta Enrico Arcelli

Per me parlare del dottor Enrico Arcelli significa ritrovare anche il mio passato da studente dell’Isef e da “apprendista” preparatore atletico, cresciuto accanto a un uomo di grande spessore umano e scientifico, a cui devo davvero tutto: un maestro che è stato fondamentale per la crescita professionale mia e di molti altri professionisti del calcio. E nel mio caso anche testimone di nozze.

I primi prelievi di lattato

Riavvolgere il nastro significa tornare alla mia tesi di laurea di cui fu relatore: L’allenamento della resistenza nel gioco del calcio, sperimentando gli effetti allenanti delle ormai famose salite di 70 m; sono i tempi dei primi prelievi di lattato, appunto, per capire cosa succedeva nell’organismo dopo esercitazioni di resistenza alla velocità; con “il dottor Arcelli” (l’ho sempre chiamato così, dandogli rigorosamente del “lei”, con suo affettuoso disappunto) abbiamo messo in relazione la frequenza cardiaca con l’intensità dell’esercizio, utilizzando cardiofrequenzimetri più grossi di un attuale smartphone e ancora con i fili…

La visione di un fisiologo lungimirante

Chi troverà la pazienza di rileggere il primo Correre è bello, rimasto per decenni il libro sul tema “corsa” più venduto in Italia, scoprirà che il destino di successo della rivista Correre era già nella visione del grande fisiologo dello sport: allenamento, alimentazione-integrazione, controllo medico e corretti stili di vita come elementi indissolubili sia per la preparazione dell’atleta d’élite sia per il soddisfacimento degli amatori di ogni livello, ai quali nei tanti convegni, cui volentieri aderiva, spiegava concetti scientifici rigorosi con parole semplici.