Marzo 2.0 Tornare a Boston

Marzo 2.0 Tornare a Boston

25 Febbraio, 2014

Tornare a Boston, questo 21 aprile 2014, Pasquetta di resurrezione. Tornare per far ripartire il cronometro. Quattro ore 9 minuti 43 secondi, il tempo dell’orrore sul tabellone di gara. Il tempo in cui tutto, quel maledetto pomeriggio a Boylston Street, andò in frantumi. Correre con in testa un altro 21 aprile, quello di dodici mesi fa. Sei giorni dopo le bombe, le 3 vittime, i 200 feriti, la devastazione di una città e di un sogno. Un nastrino nero su un pettorale. A Londra, non a Boston. Un volto silente, due occhi chiusi, una preghiera. Un’inquadratura che si apre su altri volti, altri nastrini, altre preghiere. Trentaseimila anime compatte, portatrici sane dei valori del bene, della fatica, dello sport. Martin, 8 anni, non aspetta più suo papà dietro le transenne di un arrivo nel Massachusetts. Krystle e Linghzi, nella gioia dei loro vent’anni, ci guardano, ora, da lassù. Ma i trentaseimila sono lì. In piedi, con orgoglio, nonostante tutto, in un minuto di silenzio che non ha confini. Fanno proprio quel dolore sordo, nella prima corsa dopo le bombe, e lo riversano sulla strada. Ci avete costretto a svegliarci prima, a consegnare i nostri pacchi gara alla sicurezza, invece che agli addetti ai camion. Ci avete fatto controllare come banditi, ricordare, imprecare. Ci avete fatto capire che nulla, da quel pomeriggio a Boylston Street, sarà più come prima, in una maratona internazionale. Ma non avete tenuto conto di una cosa. Noi siamo più di voi, noi non ci pieghiamo. Potete colpire qualcuno, non tutti. Potete cancellare le emozioni di un giorno, non la filosofia di una vita. Correre. Continuare a correre, col sorriso e le lacrime agli occhi. Per sé e per chi non può più. Left on Hereford, right on Boylston. Ancora una volta, la numero 118, lungo le due curve più antiche e famose d’America. Quattro ore 9 minuti 44 secondi. Il cronometro riparte. Nel cuore c’è ancora, quel nastrino nero. Ma fuori, sul pettorale di Boston 2014, ha i colori dell’arcobaleno. @antoniobacci69