Kilian Jornet Burgada: in punta al McKinley e ritorno in 11:48′

Kilian Jornet Burgada: in punta al McKinley e ritorno in 11:48′

18 Giugno, 2014

Nuova impresa dello skyrunner catalano, che conquista la vetta più alta del Nord America, scalando e ridiscendendo il McKinley (6.194 m) nel tempo di 11:48’.

“La scalata è stata movimentata per via delle condizioni climatiche avverse, ora che tutto è andato per il meglio, sono veramente soddisfatto!”, le prime dichiarazioni di Jornet.

“Ho scelto di percorrere la via denominata Rescue Gully, invece che la più battuta West Rib, per evitare un tratto con corda fissa. Lo spirito del progetto è scalare nella maniera più pura possibile, utilizzando il minor equipaggiamento possibile”, precisa lo skyrunner, che con questa impresa giunge a quota 6 nella tabella di marcia del suo progetto Summits of My Life.

Il catalano era partito per l’Alaska lo scorso 26 maggio, in compagnia di Seb Montaz, Jordi Tosas e Vivian Bruchez, che ne avrebbero poi documentato l’impresa. Arrivati ad Ancorage, il gruppo ha però dovuto attendere il miglioramento delle condizioni climatiche prima di raggiungere in elicottero il campo base del McKinley, posto a 2.200 m. Il team ha poi trascorso qualche giorno a quota 4.000 m per abituarsi all’altitudine e ispezionare l’area circostante. Nonostante il clima sfavorevole, con pioggia, fulmini e nebbia a imperversare sulla zona, e nonostante non si fosse ancora completamente acclimatato, il 7 giugno Jornet tenta l’assalto al record. Partenza dai 2.000 m alle 7.10 del mattino, con temperatura sotto i 20° C e raffiche di vento oltre i 40km/h. Primo tratto percorso sugli sci, rimpiazzati dai ramponi nei tratti più tecnici.

“Fino ai 4.000 m sono salito di buon passo, dai 5.000 m, però ,le condizioni climatiche sono peggiorate e avanzare si è fatto difficoltoso. Mi sono dovuto fermare spesso per cercare di riscaldarmi e riprendere fiato per via dell’altitudine. Una volta raggiunta la cima, mi ci sono voluti quasi 10’ per riuscire a mettermi gli sci e iniziare la discesa. Via via che scendevo, cominciavo a sentirmi meglio, anche se la visibilità era ridotta e dovevo procedere con molta attenzione. In quel momento non ero consapevole del fatto che ce la stessi facendo, mi sono reso conto di aver riscritto il record soltanto quando mi sono fermato e ho controllato l’orologio!”, conclude un euforico Jornet.