L’estate ci restituisce Mario Scapini, deciso a mordere di nuovo la pista dopo il buio del tumore allo stomaco e della chemioterapia.
Giovedì 18 sarà in gara a Cernusco sul Naviglio (MI) con nessun altro obiettivo che quello di chiudere un capitolo doloroso e per questo, nell’intimo, prezioso.
31 maggio 2012, Golden Gala, 1’46”95, biglietto per gli imminenti Europei di Helsinki, corsia preferenziale aperta per i Giochi di Londra. La sera stessa, di rientro in albergo, i primi segnali di una storia del tutto diversa: un forte dolore all’addome che prima lo costringe, di lì a una settimana, a dare forfait a Trento, a pochi minuti dal via, poi, passati altri sette giorni, a una prova per lui sottotono a Velenje (SLO), 1’48”68. Al dolore all’addome si aggiunge il mal di schiena, sempre più forte, al punto che il giorno prima dell’inizio degli Europei è costretto a rinunciare alla convocazione. Ricovero, esami, diagnosi: linfoma anaplastico a grandi cellule. Il sogno di Mario erano le Olimpiadi di Londra, le cui gare di atletica cominciano il giorno dopo l’inizio della sua chemioterapia. Esce dall’ospedale il 20 agosto, a novembre i referti degli esami di controllo lo autorizzano a pensare di poter ripartire.
La rinascita è la storia di un atleta azzurro che dopo aver vinto alle Gymnasiadi e agli Europei juniores, aver indossato maglie di campione italiano nelle categorie giovanili come a livello assoluto, si è rimesso in gioco accettando di avere come obiettivo dell’allenamento prima 20’ sulla cyclette, poi qualche allungo di 100 m in 30-35” (trentacinque secondi), guardando lontano, perché a Rio de Janeiro, in fondo, mancano ancora tre anni.