Luglio – I PIEDI E L’ATTENZIONE CHE MERITANO

Luglio – I PIEDI E L’ATTENZIONE CHE MERITANO

25 Giugno, 2014

Nel vedere i filmati che riprendono i momenti in cui si manifesta un terremoto, avverto sempre un misto di sensazioni contrastanti: curiosità, fascino, timore e ovviamente anche un certo shock quando la forza distruttiva è elevata. Alla fine, quei pochi secondi mi lasciano un po’ sottosopra, per aver assistito a un evento di portata incontrollabile.
Di recente ho visto il filmato ai raggi X dei movimenti di un piede in corsa. Non è stato scioccante come le immagini di un sisma, ma osservare gli effetti delle forze di carico che il piede subisce e assorbe mi ha “preoccupato”. È incredibile come una struttura tutto sommato contenuta per dimensioni e apparentemente precaria possa reggere uno stress elevatissimo. In pieno carico, tutto si sposta e si deforma, come per un grattacielo sbattuto da un terremoto. Per un piede le sollecitazioni potrebbero sembrare in proporzione anche peggiori rispetto a quelle che un palazzo riceve dalle scosse di un sisma: per fortuna non è così, anche se gli scossoni si ripetono migliaia di volte al giorno. Ventisei ossa, trentatré articolazioni, una miriade di “tiranti” (tendini e legamenti) danno forma a una struttura perfetta ed efficace per reggere tanti carichi, che spesso si diffondono e propagano in maniera precaria, come quando si corre fuori strada. Correndo in pianura il piede riceve sollecitazioni pari a tre volte il peso del podista, che diventano anche doppie quando si corre in discesa.
Dopo aver visto il filmato, ho corso con il pensiero e l’attenzione spesso rivolte ai piedi: cercavo di essere morbido ed elastico a ogni passo, in modo da ridurre le sollecitazioni e prestavo attenzione a come si adattavano al terreno. Non è certo la prima volta che mi pongo in questo modo nei confronti della corsa. Quando mettevo le scarpe chiodate mi piaceva sentire il rumore del contatto dei piedi con il manto sintetico della pista. Si trattava di leggeri sbuffi, appena percepibili sotto l’ansimare del respiro; era bello avvertire la forza che partiva dai polpacci, giù per i tendini di Achille, per finire al momento dello stacco dell’alluce.
A fine seduta, quando tolgo le scarpe e le calze, tengo spesso i piedi tra le mani, applicando qualche leggera pressione nei punti di maggior usura per ravvivare una piacevole sensazione. Calli ce ne sono, ovviamente, ma non tanti, e per fortuna ho avuto poche occasioni per lamentarmi di fastidiose vesciche e di qualche unghia nera. A volte ho pensato che un massaggio ai piedi sarebbe stato più idoneo e indicato rispetto a un trattamento ai muscoli delle gambe, ma questi ultimi hanno sempre avuto maggior considerazione, perché producono movimento e velocità, determinando l’entità della prestazione. Anche i miei piedi hanno subito però gli effetti degli innumerevoli scossoni. Da venticinque anni li sorreggo con dei rinforzi, ma non mi posso lamentare. Mi hanno portato dappertutto, e giri del mondo ne ho fatti tanti. Credo proprio di dovere loro questo riconoscimento..