I nostri “Angeli del fango”

I nostri “Angeli del fango”

27 Novembre, 2014

9 ottobre, giovedì. La pioggia inizia a martellare Genova. La bomba d’acqua si abbatte su un territorio del quale è stato fatto scempio durante il boom edilizio e demografico del dopoguerra. Come nell’autunno del 1970. Come nel novembre del 2011. Il Bisagno, il fiume dei genovesi, esonda. L’ondata di piena invade case, negozi, uccide un uomo. Come in altre maledette occasioni, in tanti si rimboccano le maniche, spalano, scrostano quella maledetta poltiglia fangosa che, come una peste, ammorba e modifica le vite, sconvolge le esistenze.

Il passaparola fa accorrere tanti giovani, ma anche vicini della porta accanto. Si torna a usare la definizione coniata in occasione dell’alluvione di Firenze del 1966: angeli del fango. Tra loro anche l’azzurra Emma Quaglia. La trentenne dottoressa in medicina in quel momento non ha certo pensato agli allenamenti, né al training: «Sono molto legata alla Valbisagno. Il mio fidanzato (Luca Campanella, maratoneta da 2:26’00”), è di quelle zone. Abbiamo visto attività distrutte, gente piangere. Non si poteva fare finta di niente».

E i due mezzofondisti genovesi hanno spalato fango in quantità industriale: «C’era un bellissimo clima di solidarietà e unità. In quei momenti ci siamo sentiti parte di una collettività che cercava di risalire la china. Le istituzioni, invece, hanno latitato, mi dispiace dirlo».

L’alluvione è stata un duro colpo anche per un’altra atleta simbolo come la martellista Silvia Salis, che ha visto la bomba d’acqua da Roma, dove si allena (è tesserata per le Fiamme Azzurre): «È stato terribile, anche perché si è innalzato molto il livello delle acque del torrente Sturla, che scorre vicino al campo scuola di Villa Gentile».

Lei è la figlia di Eugenio, custode dell’impianto: «Nel 1992 morì un bambino, travolto proprio dalle acque del torrente. Mio padre è stato in prima linea nei soccorsi». Ecco allora l’idea «Il fotografo Luciano Parodi mi ha proposto di fare un calendario pro alluvionati. Insieme a me ci saranno sportivi genovesi di tante discipline. È il minimo che si possa fare. Anche se vivo a Roma e mi alleno lì, mi sento “genovesissima” e molto legata a “Zena”. Uscendo un po’ dal campo ristretto dell’atletica, si è visto a spalare il calciatore del Genoa (ex Milan) Luca Antonini, che ha sfatato un po’ il mito dei calciatori ricchi e viziati.

E si sono visti spalare tanti altri runner, anche meno famosi di Emma, e atleti di altre specialità non forti come Silvia. In Toscana, nel Gargano, nel Milanese o nel quartiere Montanara di Parma, sì, proprio là dove ci aveste visti parlare di corsa con Piero Incalza e Julia Jones, su Correre di ottobre. Dopo 11 “Manifesti” scritti da ospiti di valore, l’ultimo Manifesto dell’anno lo abbiamo voluto dedicare al valore dei tanti corridori, lenti o veloci, che il cuore non lo usano solo per correre. (D.M.)