Diario mondiale 7 – Quel che resta di Eugene

Diario mondiale 7 – Quel che resta di Eugene

29 Luglio, 2014

Cosa mi ricorderò di Eugene? Quali particolari rimarranno impressi e col tempo riaffioreranno, facendomi sorridere ripensando a questi giorni americani? Mi ricorderò i ragazzi delle varie Nazionali in giro per il campus universitario, tranquilli come fossero a casa loro. Per manifestazioni simili io ero sempre capitata in posti isolati, con al massimo un’altra squadra o due nei paraggi e con la necessità di prendere uno shuttle per arrivare al campo gara o fare quattro passi in città. Son stati fortunati, ma non credo se ne rendano completamente conto, hanno ancora quell’età in cui si dà tutto per scontato. Mi ricorderò i ragazzi del posto in giro in skateboard per una città sonnacchiosa, chi a torso nudo, chi con una pizza in mano, chi sorridendomi chiacchierando con gli amici. Mi ricorderò della passeggiata quotidiana per arrivare all’Hayward Field: volevo sempre godermela con calma… ma finivo sempre con l’essere in ritardo! Mi ricorderò una periferia leggermente trasandata e hippy a posteriori, con divani buttati in ogni veranda e studenti stravaccati sopra a parlottare. Mi ricorderò i lunghi fischi del treno a tutte le ore del giorno… ma soprattutto di notte! Così come della cagnara di qualche disadattato sotto casa, perennemente in lotta col mondo. Mi ricorderò della volontaria dei Mondiali che tutte le mattine mi accoglieva con “Hi, sweetie!” e dell’ultimo che ho salutato uscendo dall’Hayward Field, che mi ha augurato “Have a great, great day!”, contento di aver dato il suo contributo all’evento. Mi ricorderò dell’emozione della prima volta che sono riuscita a mettere piede in campo, accaparrandomi una delle tre pettorine disponibili a rotazione per l’infield, “Non ti inciampare e non farti infilzare da un giavellotto”, mi ripetevo. Mi ricorderò della soddisfazione nel parlare con Baldini come una lì per lavorare e non come un’impicciona, degli sguardi che col tempo cambiano e della considerazione che via via cresce. Mi ricorderò dei “Could you repeat?” ma di che in fondo poi ci si capisce e si parla, mi ricorderò degli indirizzi e-mail scambiati. Mi ricorderò della stanchezza, ma soprattutto della felicità per esserci stata.

Chiappinelli bis

Strepitoso Yohanes Chiappinelli: il miglior risultato tecnico della spedizione azzurra arriva da un atleta che appartiene ancora alla categoria Allievi. Tra batteria e finale riscrive due volte la già sua Miglior Prestazione Italiana di categoria, portandola a 8’43”18. Sesto classificato e primo europeo al traguardo, per lui anche la soddisfazione di essersi messo alle spalle un atleta etiope, non certo impresa alla portata di tutti. Al momento Chiappinelli è secondo nelle graduatorie mondiali dei 3.000 siepi riservate all’anno di nascita ’97, preceduto solamente dall’altro etiope quinto classificato, e con un distacco ridotto che ammonta a poco più di 1’. Bellissimo l’abbraccio al traguardo tra lui e Yeman Crippa, due dei più bei prospetti del nostro mezzofondo giovanile.

800 e 1.500, finali senza italiani

Un pochino ci avevamo sperato, ma alla fine anche la finale degli 800 m è partita senza nessun azzurrino in gara. Ci è andato vicino Enrico Riccobon, bravo a districarsi nella propria batteria ma poi arenatosi nella sua semifinale, con un quinto posto che lo ha costretto a una finale da spettatore. Vittoria per il keniano Alfred Kipketer, leader junior stagionale col tempo di 1’43”95. Finale stellare, con tutti gli atleti al primato personale e un europeo sul terzo gradino del podio: lo svedese Andreas Almgren, a suon di nuovo record nazionale di categoria, 1’45”65.

1.500 femminili ancora ad appannaggio africano, questa volta sponda Etiopia. Vince Dawit Seyaum in 4’09”86 sulla connazionale Tsegay e sulla keniana Keter. Non riesce la rimonta dell’americana Cranny, che si ferma ai piedi del podio, superando la connazionale Efraimson.