Milano ha risposto come sa alla mobilitazione contro la malattia, nonostante i preannunci di gran pioggia.
Non la partecipazione dei giorni migliori, che in anni soleggiati hanno visto anche cinquemila al via della Corsa della Speranza, ma un’adesione più che convinta, a dispetto delle previsioni meteo decisamente infauste: tremila entusiasti hanno sfidato Penelope, la perturbazione annunciata da giorni, aderendo alla non competitiva che dal 1999 a Milano si batte in favore dei bambini ammalati di tumore. E molti erano i piccoli che hanno debuttato nella “loro prima gara della vita” in aiuto dei loro simili che il destino mette a dura prova.
Ai Giardini di via Palestro intitolati a Indro Montanelli sono arrivate intere famiglie, cani inclusi, gruppi societari e nuclei aziendali coordinati. E poi singole persone per stare insieme, con qualche infiltrato buono, che non aveva “i soldi per iscriversi”, ma voleva esserci comunque.
Hanno tutti testimoniato la vicinanza al tema e alle possibili soluzioni, ben identificate dai due progetti che quest’anno accompagnano la Corsa della Speranza: il Passport of Cure dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano che si incarica di raccogliere dati e informazioni cliniche sui pazienti guariti da tumori pediatrici e ha dato vita a un ambulatorio pomeridiano riservato a ragazzi, giovani, adulti guariti che necessitano ancora di assistenza. Il secondo progetto si lega a Dynamo Campdove i bambini con patologie tornano a essere bambini. Un luogo di svago, ricreazione e vacanza, in essere dal 2007, che quest’anno ha accudito ben 1.200 bambini.
Il via è stato dato da Ivana Di Martino, mamma di tre figli (hanno corso anche loro e il papà) grande protagonista nello scorso aprile di “21 volte donna”, il riuscito progetto di altrettante mezze maratone consecutive in tre settimane. Allora per manifestare contro l’indifferenza alle violenze al femminile, ora per chiamare a raccolta la sensibilità di tutti sui bambini colpiti da tumore.