Badwater 135: l’ultra maratona più dura al mondo

Badwater 135: l’ultra maratona più dura al mondo

04 Luglio, 2023
Foto: Arch. Correre

Nella giornata della festa nazionale USA ha preso il via la Badwater 135: 217 km con oltre 2.600 metri di dislivello, con temperature oltre i 50 gradi e l’intersuola delle scarpe pressoché sciolta. Al via anche Vincenzo Santillo e l’Italo-polacca Emilia Kotkowiak.

Una corsa su strada lunga 135 miglia (217 km) con partenza a quota -85 m (sotto, quindi, al livello del mare). Si tratta del punto più basso del territorio degli Stati Uniti d’America. L’arrivo, invece, si trova a 2.530 m di quota.

È questa la carta d’identità della Badwater 135, considerata dagli esperti e gli appassionati la ultra maratona su strada più dura del mondo. L’edizione 2023 prende il via martedì 4 luglio. Si parte dal Badwater Basin, un bacino sprofondato, appunto, a 86 metri sotto il livello del mare e caratterizzato da un’enorme distesa di sale che cambia forma di continuo. Siamo nel parco naturale dei deserti californiani, verso il confine con lo stato del Nevada. Non lontano da qui, si trova l’area di Zabriskie Point, il lago preistorico prosciugato reso noto dall’omonimo film di Michelangelo Antonioni e dalle musiche dei Pink Floyd. Da qui si corre su asfalto per 217 km fino alle pendici del monte Whitney, ai già ricordati 2.530 m dell’ingresso del parco nazionale.

Due italiani al via

All’edizione 2023 prendono parte anche due italiani, Vincenzo Santillo l’ultra maratoneta casertano capace di vincere nel 2022 la Race Across Apulia” (287 km) ed Emilia Kotkowiak, ultramaratoneta italo-polacca con un lungo curriculum di corse lunghissime ed estenuanti sia road running sia trail running. Una partenza che è già un obiettivo raggiunto, perché non è facile iscriversi alla Badwater. Kris Kostman, l’organizzatore, ammette al via un massimo di 100 concorrenti e vaglia di persona, una per una, le oltre 400 domande di iscrizione che riceve ogni anno.

Oltre ai requisiti tecnici (due gare di almeno 200 km portate a termine), occorre rispondere alle domande che Kris formula. Possono andare da “Cos’è la vita” a “Se la corsa ti ha dato tanto, tu cosa hai dato alla corsa?”. In base alle risposte, l’organizzatore decide chi ammettere, tenendo per sé cinque “wild card” che utilizza soprattutto per dare una gratificazione ai podisti locali che danno una mano a organizzare. 

Durante un’intervista sulla community di “Donne Ultra”, Emilia ha rivelato che una delle domande a cui ha dovuto rispondere è stata: “Di tutti i tuoi amici, in quale percentuale pensano che tu stia facendo una follia?”.

Nella “crew” di Emilia (ogni concorrente ha a disposizione un equipaggio di assistenza distribuito su due autovetture) c’è anche Simone Leo, di cui i lettori di Correre hanno conosciuto la storia (intervista su Correre n. 411, gennaio 2019).

Partito poco prima dei trent’anni dalla condizione di sedentario al limite dei 100 chili di peso, Simone è stato capace di dare una svolta alla propria vita. Ha cominciato a correre e, passo dopo passo, è diventato un ultra maratoneta capace di portare a termine tutte le cosiddette “Seven Sister”, le sette ultra maratone considerate le più dure e anche per questo le più famose del mondo: UltraBalaton (221 km), Nove Colli Running (202,4 km), Ultra Milano-Sanremo (298 km), Spartathlon (Atene-Sparta, 246 km), Filippide’s Race (Atene-Sparta-Atene), Badwater 135 (217 km) e Brazil ultramarathon 135 (217 km). La Badwater l’ha vissuta (e conclusa in 41 ore) nel 2018.

L’inferno della Badwater

La salita, quindi, è una delle caratteristiche della Badwater 135. Due tratti di salita costante, in particolare, sanno mettere a dura prova anche il più preparato degli ultra maratoneti. Il primo è di 27 km, seguito, dopo un breve tratto di falsopiano, da un secondo segmento di 37 km, quasi una maratona, ma tutta in salita. Il tutto nella seconda parte di gara.

Ma ancora più del dislivello positivo da affrontare, a condizionare i partecipanti alla Badwater è il caldo spaventoso. In quegli ultimi 30 km delle salite qui ricordate, nella valle di Panamint, durante l’edizione 2018 la temperatura ha raggiunto i 53,9 gradi, arrivando a superare i 70 gradi sull’asfalto. “A un certo punto ho sentito sotto i piedi la sensazione di quando calpesti un chewing gum – ricordava Simone su Correre -; alla prima sosta di rifornimento mi sono tolto la scarpa e ho controllato: l’intersuola era quasi sciolta!”.

Nella crew di Simone, in quell’edizione 2018, era presente anche Giovanni Storti (il comico del trio “Aldo, Giovanni e Giacomo, a sua volta ottimo ultra trailer). Così ha descritto la sensazione di caldo provata in quell’occasione: “Quando scendiamo dalla macchina, ci investe un calore immenso, come quando apri il forno per togliere una torta o l’arrosto. Solo che qui non puoi ritirarti, il calore è tutto intorno a te. La pelle brucia, gli occhi scottano, se hai addosso anelli o l’orologio, li devi togliere perché scottano. Il cellulare va in tilt.”   

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