Felpa, jeans, sguardo assonnato del ragazzo che (a suo dire) ama poltrire tra le coperte, specie nei week end quando torna casa. Abbiamo incontrato Filippo Tortu ospite a Milano, insieme alla marciatrice Federica Curiazzi, in un contesto organizzato dal Comitato Regionale Fidal relativo al “Progetto del Talento”.
Per lui fine settimana significa pranzo domenicale in famiglia, abbuffata di calcio in tv, poi al lunedì si torna a sgobbare.
Teatro delle operazioni atletiche di Filippo, non più l’Arena di Milano, bensì il campo Giuriati, zona est della città, forse uno degli impianti più antichi di Milano. Ci va dal lunedì al sabato mattina, in totale dieci sedute, due pomeriggi liberi: mercoledì e sabato. Gli altri, inteso come pomeriggi, li suda in palestra. Scordavamo ama non solo il calcio, ma anche il basket, ha tenuto a precisarlo, la medaglia d’oro olimpica di Tokyo nella 4×100 e l’argento nella stessa distanza a Budapest, lo scorso agosto.
Cosa ne pensa dell’addio all’Italia con il conseguente cambio di tecnico di Marcell Jacobs?
“Uffa. Tutti a fare la stessa domanda: che c’è di strano. Non ha ucciso nessuno, un cambio di tecnico quest’anno lo hanno fatto in tanti. Anche Gimbo Tamberi ha cambiato allenatore lasciando il papà per arrivare alla corte di Giulio Ciotti, ha vinto lo stesso la medaglia d’oro ai Mondiali di Budapest”.
Ok cambiamo immediatamente discorso. Quest’inverno dove la vedremo?
“Niente gare al coperto, la stagione inizierà presto, ci sono Europei all’inizio di giugno (Roma) ed Olimpiadi all’inizio di agosto (Parigi). Parto con calma: Le prime sensazioni sono buone. Fino a tutto gennaio resto a casa. Forse in uno dei due mesi successivi uno stage al caldo. Tutto ancora da stabilire”.
Filippo non è tipo da fissare appuntamenti troppo in là nel tempo. Pensa sempre al presente od a un futuro molto prossimo. Obiettivo del 2024?
“Puntiamo molto in alto con la 4×100 in entrambe le occasioni. Per la gara individuale preparo i 200 metri, il sogno è di arrivare alla finale ai Giochi di Parigi. Nel mezzo giro di pista per ora non ho raccolto molto: un bronzo agli Europei di Monaco, risultato che mi inorgoglisce ma non mi soddisfa certo, cercherò di rifarmi a Roma agli Europei.
Nessun problema per affrontare Europei e Olimpiadi?
“No, tra l’inizio di giugno (Roma) e quello di agosto (Parigi) ci passano due mesi”.
Ci saranno novità sotto il profilo squisitamente tecnico?
Sì, Ad esempio, quest’anno modificherò la partenza. Nell’ultimo anno si era provato un mettersi in moto “all’americana” con passi all’avvio più brevi, non è servita, si ritornerà all’antico, penso di non applicarla quest’anno, problemi tecnici ne ho avuti abbastanza”.
Parliamo della gara che le ha dato due grandi soddisfazioni: una olimpica (oro) e una mondiale (argento): la staffetta veloce.
“Penso ci siano dei raduni già a marzo. Magari ci sarà anche Marcell. Siamo un gruppo di almeno 12 velocisti, tra questi il prof. Filippo Di Mulo ne sceglierà 8 e su questa ossatura costruirà la nazionale”.
Tanti i nomi che spuntano in questo settore, dove sulla spinta prima di Tortu e poi di Jacobs il settore non piange di certo, tra questi anche il bresciano Erik Marek, che viene da football americano, oltre ai vari Ricci, Tardioli, Melluzzo, si pensa a un ritorno di Ali, alcuni di loro hanno già vestito l’azzurro.
L’arrivederci con Filippo Tortu è per la primavera inoltrata.