Inserti in carbonio sotto accusa

Inserti in carbonio sotto accusa

06 Aprile, 2021
Foto Francesca Grana

Solo nove maschi italiani hanno corso nel 2020 la mezza maratona più forte di Ruth Chepngetich (primato del mondo a Pasqua, 1:04’02”). Nella corsa su strada otto record mondiali su dieci sono stati battuti nelle ultime due stagioni. Sono queste le basi statistiche da cui parte la riflessione di Andrea Schiavon su Tuttosport riguardo le scarpe con plate in carbonio.

“E così, rimbalzando, l’atletica si allontana dalla propria storia”. Con questa frase a effetto Andrea Schiavon chiude su Tuttosport di martedì 6 aprile (“Ormai è corsa senza limiti”, pagina 37) una riflessione a base statistica su come, ma soprattutto quanto l’ingresso in scena delle calzature con il plate in carbonio inglobato nell’intersuola abbiano moltiplicato i record del mondo di corsa su strada.

Solo nove italiani fanno meglio della Chepngetich
Lo spunto ha origine dal mostruoso record mondiale che ha caratterizzato la cronaca di Pasqua, il “tempone” in mezza maratona (1:04’02”) firmato dalla keniana Ruth Chepngetich a Istanbul: “Per chi non è pratico con i tempi sui 21,097 km – scrive Schiavon – basti dire che nell’intero 2020 solamente nove uomini italiani sono riusciti a correre più velocemente della 26enne keniana che ha tolto 29 secondi al primato mondiale dell’etiope Ababel Yeshaneh, realizzato poco più di un anno fa (il 21 febbraio 2020) negli emirati arabi”. “Le prime tre hanno chiuso sotto i 65 minuti” aggiunge il giornalista.

1:00’57” a quarant’anni
Una gara come quella di Istanbul, svolta peraltro su fondo stradale bagnato, offre da sola uno spaccato significativo di quanto le nuove calzature, scarpe con plate in carbonio, incidano sulle performance. Il mondiale femminile di Ruth Chepngetich fa passare in secondo piano i personal best ottenuti da molti uomini, anche lontano dalle posizioni da podio. Tra questi, ci ha colpito un tempo in particolare: 1:00’57” ottenuto dall’ottavo classificato, il keniano Benard Cheruiypt Sang, che è un master della categoria M 40, capace a quell’età di stabilire il primato mondiale della categoria facendo registrare i seguenti passaggi: 14’15” (5 km) 28’42” (10 km), 43’13” (15 km), 57’54” (20 km).

Come nel nuoto
Il vantaggio conferito dalle scarpe con plate in carbonio era già in discussione prima del Covid-19, quando la Nike, per prima, sulla base di quanto predisposto per Eliud Kipchoge in occasione dei due tentativi di correre la maratona in meno di due ore, inserì in collezione questo tipo di modelli (febbraio 2020) ritardando la presentazione ufficiale di qualche giorno così da dar modo alla World Athletics di promulgare la regola che ne autorizzava l’uso a condizione che si trattasse di una sola piastra, anche scomposta in più elementi, ma che non fossero sovrapposti. Il moltiplicarsi di performance che ne documentano i vantaggi sta ricordando quanto accadde nel nuoto a partire dalla fine del secondo millennio, con l’introduzione dei costumi interi, noto anche come “costumoni” o “costumi di plastica”. Tollerati nei primi anni 2000, quando la Fina (Federnuoto mondiale) ne aveva autorizzato l’uso riconoscendone la capacità di incidere sulle prestazioni al massimo per il 3%, il bubbone esplose ancora una volta a ridosso dei Giochi olimpici, quando nel febbraio 2008 la Speedo presentò il modello LZR (Lazer Racer), frutto di tre anni di lavoro nientemeno che con la Nasa. I mesi successivi furono caratterizzati dalla moltiplicazione dei record da parte di atleti che potevano utilizzare quel modello, che (venne poi dimostrato) riduceva l’attrito anche del 38% rispetto ai normali costumi in Lycra e grazie a pannelli poliuretanici posti sui fianchi comprimeva il corpo aumentandone l’idrodinamica.

Scarpe con plate in carbonio: l’assenso della World Athletics
“Lord Coe di certo non può ignorare che negli ultimi due anni sono stati abbassati otto primati su strada su dieci: resistono solamente quello maschile della maratona e quello femminile dei 10 km, ma per quanto ancora?” segnala infine Schiavon annotando la risposta in qualche modo “rassegnata” fornita in occasione del bilancio 2020 dal numero uno dell’atletica mondiale: «Non si possono fermare il progresso e l’innovazione. E poi le aziende produttrici di scarpe sono sponsor fondamentali per il nostro sport.»

LEGGI QUI >> Il record del mondo di Ruth Chepngetich