Maglia azzurra dopo il doping?

Maglia azzurra dopo il doping?

04 Ottobre, 2023

So di arrampicarmi su una parete scoscesa, senza i giusti supporti; so che potrei scivolare da un momento all’altro. A ogni buon conto ci provo. A mani nude. Vengo subito alla questione: nel comunicato stampa Fidal relativo alle decisioni assunte nell’ultimo Consiglio federale, si imparava che erano stati decisi i minimi di partecipazione ai Mondiali indoor e poi, in fondo al testo, si incontrava la seguente frase: “In merito ai principi della Carta Etica, è stata approvata all’unanimità una norma che prevede la possibilità per il Consiglio Federale di concedere il diritto a indossare la maglia azzurra a chi sia incorso in squalifiche pari o superiori ai 2 anni per violazioni delle normative antidoping, nel caso in cui vi sia un voto all’unanimità e laddove ricorrano i seguenti requisiti, o almeno due su tre:

a) condotta commessa entro il compimento del ventitreesimo anno di età; 

b) valutazione delle modalità di realizzazione della condotta come accertata dagli organi di giustizia competenti; 

c) assenza di ulteriori condanne disciplinari e/o di procedimenti in corso.”

Alla prima lettura lo sconcerto ha pervaso chi scrive. Qualcuno che sta nella stanza dei bottoni mi ha detto: «Leggi bene quello che è riportato». Letto e riletto. Poi, sulla “cloaca massima dell’informazione e della disinformazione” (facebook) è arrivato di tutto. Qualcuno, via whatsapp mi ha informato di ciò che già aleggiava nell’aria, o almeno da tempo si sapeva: una sorta di norma “ad personam” fatta per rimettere in gioco un’atleta (donna) squalificata per un peccato veniale all’età di 18 anni (mi pare) e ora in odor di nazionale. In base alla carta etica attuale, questa ragazza non potrebbe vestire la maglia azzurra.

Quello che ancora sconcerta di più è quanto scrive il sito “latletica”, che in sostanza non è altro che l’opposizione all’attuale dirigenza: ritengono si tratti di una vittoria, poiché: “Da qualche mese, la Presidenza Federale e un consigliere (chi? nda) avevano predisposto una “revisione” della Carta Etica in cui si sostituivail diniego a vestire la maglia azzurra con un impegno a partecipare ad iniziative volte al contrasto al doping”. Insomma, un vero e proprio colpo di spugna, che riammetteva tranquillamente i dopati in nazionale.

Conclusione: un’atleta incappata nelle maglie del doping, può vestire la maglia azzurra, una sola atleta, sia ben chiaro. Intanto, però, una crepa larga alla quale ci si può aggrappare è nata, esiste. Da questo punto, possiamo stare tranquilli che gli avvocati del marciatore che furoreggia al “Grande Fratello” troveranno l’appiglio al quale avvinghiarsi. Ma il Presidente federale non è sempre stato l’uomo contro il doping? È una scivolata, lo si ammetta! Così come il fatto che nessun atleta si sia ancora pronunciato sul caso.