Il cielo non è azzurro sopra Berlino

Il cielo non è azzurro sopra Berlino

16 Agosto, 2018

Occorre riprendere fiato. E’ stata come l’attraversata nel deserto. Sette giorni sotto la canicola. Sette giorni nell’attesa di vedere spuntare un oro. Arrivato solo all’ultimo giorno con la maratona a squadre uomini. Poco, troppo poco. La strada, ancora una volta, ha buttato il salvagente all’atletica italiana, che mai come questa volta ha sofferto in un contesto non mondiale ma europeo.

Ho parlato di strada, forse era meglio dire distanze lunghe perche oltre ai maratoneti Rachik, Faniel e La Rosa, che sono tornati con l’oro a squadre, Yassin con il bronzo individuale, aggiungendo Dossena, Bertone, Marauoi e Gotti che al collo hanno messo l’argento, e Antonella Palmisano, terza nella 20 km di marcia, si devono contare di bronzi di Yeman Crippa e Yohannes Chiappinelli, rispettivamente terzi nei 10 mila e nelle siepi.

Da questo punto di vista la promozione arriva, nessuno è rimandato, come si diceva un tempo a settembre. Invece no. Il presidente Alfio Giomi rimanda a settembre ogni e qualsiasi decisione riguardante la spedizione azzurra in quel di Berlino, dove con 90 presenze non abbiamo toccato palla, per usare un termine molto di moda nel calcio che tra poche ore invaderà i teleschermi con l’inizio del Campionato, solo con 18 finalisti (entro i primi 8). Qualche giornalista che ha vissuto di atletica per tutta la vita ne aveva pronosticati 32, altri 27 e vi aspetto dicendo. A questi si debbono ricordare gli 11 primati personali 11 (6 dagli uomini e 5 dalle donne). In questo caso i più eclatanti sono stati quelli di Desalu nei 200 (20”13) e di Isabel Mattuzzi (nelle siepi, miglioratasi di 16”).

A ogni buon conto chi ha realizzato il proprio personale a Berlino (oltre a chi è andato a medaglia) è degno di nota, ha finalizzato la propria stagione sull’avvenimento più importante. Il CT Elio Locatelli nel corso della conferenza stampa finale ha ammesso di avere preparato una busta dove al suo interno aveva scritto i nomi dei medagliati, precisando che nessuno, a suo parere avrebbe conquistato la medaglia d’oro. Gli atleti non andati a segno sono Filippo Tortu, Elena Vallortigara e Yadis Pedroso.

Tre delusioni, non c’è che dire. Su Filippo  si era scatenato un circo mediatico, dopo il 9”99 che aveva dell’inverosimile, ma noi italiani siamo così, o non parliamo di atletica, oppure quando c’è uno spiraglio su di una specialità semplice, come i 100 metri da far comprendere al pubblico, scateniamo anche gli dei dell’Olimpo. Elena aveva appena valicato 2,02, ritornare tra gli inferi a 1,86 è difficile, la signora Pedroso era iscritta con un crono da medaglia sicura. Poi è andata diversamente.

Infine, la questione riguardante la controprestazione di Libania Grenot ha tenuto botta in ogni dove. Che la ragazza (35 anni!) dopo un anno sabbatico dicesse di essere pronta a scalare le montagne (sue dichiarazioni sue nel corso della conferenza stampa di presentazione) è nel suo modo di essere, ma una volta, ripeto una volta, buttare il cuore oltre l’ostacolo nella 4×400. Tralascio di dire cos’è accaduto in tribuna stampa dopo la sua performance. Non tralascio di aggiungere che come un fulmine a ciel sereno è arrivata la notizia delle dimissioni di Stefano Baldini. L’argomento provocherà una probabile reazione a catena: certo è che così non si può andare avanti. Procrastinare, rimandare non è il metodo per fare un funzionare qualsiasi apparato. A settembre tutto sarà annacquato, passato nel dimenticatoio….

Avevo accennato in sede di presentazione dell’Europeo di un buon numero di medaglie alla nostra portata. Che volete sono un inguaribile ottimista. Con il sottoscritto c’era tutta l’atletica italiana.