A Chorzow località dal nome impronunciabile della Polonia, dove, visto il clima e la latitudine ci si poteva allestire un cross (forse era meglio) si sono svolte le World Relays, rassegna mondiale di staffette. La colonnina di mercurio nell’ultimo week end polacco, almeno durante le gare, ha faticato a superare gli 11º sabato e i 7º domenica, ditemi se in questo modo si possono ottenere grandi tempi. L’atletica in pista deve godere del sole, di un clima mite e via dicendo. La World Athletic dopo il “buco” organizzativo di Doha, con le prove su strada ridotte a un vero e proprio inferno per il caldo, ha preferito Chorzow, dove al contrario ci si doveva presentare con divise invernali.
Esaurita questa doverosa premessa, l’Italia, tutt’altro che infreddolita, torna dalla Polonia con un bottino ricco e indimenticabile. Analizziamolo velocemente. “Manita”, ovvero cinque su cinque per i giochi di Tokyo, cinque staffette hanno in tasca il pass olimpico. Detto nulla? La 4×400 mista ha vinto. Già in semifinale aveva mostrato di essere in gran forma. Su Scotti e Re ci si poteva contare, ma le due ragazze, specie “Gia” Trevisan, arrivata direttamente dagli Usa dove vive e, assente da oltre un anno da noi, ha fornito una prova maiuscola, così come Alice Mangione.
Gli avversari? Inesistenti! Alzi la mano chi avrebbe pensato a una vittoria nella 4×100 donne. L’Italia non era favorita, poi ha sfoderato una grinta ineguagliabile dedicando la vittoria al tecnico Di Mulo. Le prime tre hanno portato quel benedetto bastoncino sino a Vittoria Fontana, che con una cavalcata da velocista di razza ha tagliato incredula per prima il traguardo, prima di lei ottime le volate di Siragusa, Hooper e Bongiorni.
E veniamo alla 4×100 dei maschietti. Fuoco e fiamme in semifinale. Uno spettacolo a seguirli. Cambi quasi perfetti, Desalu, Jacobs, Manenti e Tortu filano via che un piacere, chissà in finale si pensava. Invece il diavolo ci ha messo lo zampino, i cambi sono stati alquanto raffazzonati e Pippo, partendo da fermo, tagliava il traguardo in quarta posizione. Delusione, certo mitigata dal fatto che con due squalifiche (Brasile e Ghana) si sale sul secondo gradino del podio. Siamo d’accordo Usa, Giamaica, Gran Bretagna, tanto per citare quartetti che ambiranno a un podio olimpico non c’erano. Problemi di pandemia? Oppure visto che la Giamaica non ha più Bolt, Asafa Powell e Nesta Carter, obsoleti, non più quelli di un tempo, non ha un ricambio di spessore, ancora, gli Usa che sono soliti non preparare l’avvenimento, per loro il “testimone” è un oggetto fastidioso da tenere in mano, a volte lo dimenticano in pista, gli inglesi…