Novanta primavere di Abdon Pamich

Novanta primavere di Abdon Pamich

11 Ottobre, 2023
Foto da fidal.it

Tra un record del mondo e l’altro nella maratona ad opera di Tigist Assefa tra le donne e di Kelvin Kiptum tra gli uomini, ci è sfuggito un genetliaco importante: il compleanno di Abdon Pamich, campione olimpico di Tokyo 1964 nella 50 km di marcia. Più o meno nello stesso periodo le 90 candeline le ha spente Nicola Pietrangeli, grandissimo del nostro tennis, il quale ha avuto pure lunghissimi servizi televisivi.

Per il fiumano nato il 3 ottobre 1933 solo qualche quotidiano, gli ha dedicato una lunga intervista, la tv generalista, non mi pare.   Abdon al telefono è parso un uomo pieno di vita che ancora ha voglia di muoversi, di esserci, basta ascoltarlo: “Cammino tutti giorni almeno un’ora e mezza. Il mio peso non si discosta molto da quando marciavo, la bilancia non si sposta da 73 kg. Mangio carboidrati a pranzo, proteine la sera. Vado a dormire abbastanza presto, verso le 22,30 sempreché non ci sia una partita di calcio di Coppa la sera. Quelle non me le perdo. Non tifo per nessuno

Segue l’atletica in tv? 

Certo. Non può essere diversamente. Certo che è molto cambiata. Quando gareggiavo per l’Amatori Genova si mangiava nelle peggiori bettole e gli alberghi, più che altro erano delle stamberghe. Ora mi pare tutto diverso”. 

Tralasciando la celeberrima vittoria di Tokyo, mi risulta lei abbia partecipato anche a gare sulla distanza di 100 km, che organizzava “La Gazzetta dello Sport.”? 

Due volte, la prima nel 1957 che terminava a Lecco, la seconda nel 1960 dopo le Olimpiadi di Roma, fu allestita a Bollate (alle porte di Milano), non volevo partecipare, non esistevano ingaggi, emissari della “rosea” mi offrivano un bel premio, visto che ero restio. Vinse l’inglese Thompson, arrivai secondo, Del premio non ne seppi mai nulla (ride.)”. 

Cosa ne pensa dell’atletica italiana? 

Quello che è accaduto nell’ultima Olimpiade penso sia irripetibile. Noto che le società “private” sono pochissime, esiste una sorta di professionismo di Stato, girano parecchi denari, per organizzare una campestre di buon livello mi dicono occorrono fior di migliaia di euro. Gli americani dominano nella velocità gli africani nelle distanze lunghe. E poi ci sono i “manager” (Abdon ha usato un altro termine…) per l’ex azzurro una sorta di “mercanti”. In altre parole, non gradisce affatto l’attuale modo di gestire lo sport, come pure le cosiddette “lepri”. “Ho trovato una cosa disdicevole quel tentativo riuscito nella maratona di Eliud Kipchoge a Vienna, scendere sotto le due ore accompagnato da fondisti che si davano il cambio dettando il ritmo“. 

Ci dice un rimpianto? 

Ho raccolto molto poco nella mia lunghissima carriera”.

Il marciatore azzurro viene ricordato per l’impresa di Tokyo ’64 (oro olimpico) nel suo palmares ben 5 partecipazioni olimpiche, tre podi europei, tre ori ai Giochi del Mediterraneo, 40 titoli italiani e un primato del mondo nella 50km in pista, 125 giri, all’Olimpico di Roma nel 1961, poi le grandi classiche del “tacco e punta” da Sesto S. Giovanni, a Podebrady (Rep. Ceca), sino alla classica di chiusura della stagione il “Giro di Roma”, oltre alla Roma – Castelgandolfo vinta 10 volte.

L’oro di Tokyo arrivò dopo le delusioni di Melbourne (partecipò alla 20 e alla 50) e Roma (bronzo), è passato anche alla storia per la celeberrima fermata per svuotare gli intestini, protetta da poliziotti giapponesi che facevano quadrato. Sta di fatto che Pamich, grande amico e rivale di Pino Dordoni, quel giorno riprese e superò Nihil, per presentarsi da solo all’interno dello stadio Olimpico, in una giornata autunnale con una pioggia battente. 

E un ricordo magari sbiadito nella memoria?

La vittoria nella Londra Brighton nel 1965 di km 83. Vinsi sbagliando strada, mi urlò qualcosa Thompson e mi fece tornare sui miei passi. Il tempo non lo ricordo mi pare attorno alle 7 ore e 20’. Aggiungo. Ritengo di essere stato un precursore del triathlon. La mia giornata a Fiume era così scandita: marcia di 20/30 km, nuotata di un’ora e mezza in mare e bicicletta altri 20/30 km.” 

Auguri Abdon, uomo indimenticato dell’atletica italiana, con 90 primavere portate alla grande, la sua atletica era fatta di sudore e fatica.