La maggioranza delle gare di trail running consente un approccio senza sorprese al percorso: sono disponibili tracciati e profili altimetrici, i percorsi sono ben segnalati, i concorrenti dispongono di GPS da polso e spesso di app per smartphone. Un po’ di lavoro psicologico preventivo può comunque essere d’aiuto.
Verificate le classifiche precedenti
Se avete l’abitudine di stimare “a occhio” quanto ci metterete per arrivare a destinazione, confrontate la vostra valutazione con l’ordine di arrivo dell’anno precedente. Osservate quanto ci hanno impiegato persone che di solito chiudono le gare con tempi simili al vostro. Potreste prevenire spiacevoli sorprese.
Sopravvalutate
Meglio sopravvalutare leggermente il percorso rispetto al sottovalutarlo. La regola dice che una persona allenata percorre circa 5 km all’ora più mezz’ora per ogni 300 m di dislivello.
Niente tempi di passaggio
Se non siete molto esperti e se non conoscete già perfettamente il percorso, evitate di partire muniti di tabella dei tempi di passaggio. La reazione tipica, quando si realizza di essere in ritardo sul tempo prefissato, è quella di un crollo motivazionale.
Dislivello e fatica
Il dislivello positivo totale non rappresenta una misura assoluta della fatica che vi aspetta. A parità di dislivello, molti atleti sono messi più in crisi da una serie di molte salite corte rispetto a un’unica lunga.
Vi siete persi?
L’unica cosa da fare in questi casi è tornare indietro fino all’ultima balise (bandierina o boa, ndr) superata. Molti studi dimostrano che il cervello delle persone che si sono perse crea certezze illusorie per cui il soggetto si convince di aver capito dove si trova o sensazioni di déjà vù. Sono illusioni che, se assecondate, vi porteranno a perdervi ancora più profondamente.
Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “Quando si perde l’orientamento”, di Pietro Trabucchi, pubblicato su Correre n. 404, giugno 2018 (in edicola da sabato 2 giugno), alle pagine 60-61.