L’immagine che apre la newsletter dedicata ai contenuti di Correre di gennaio coglie due corridori alle prese con un ambiente dall’orizzonte sterminato, dove già i colori e le montagne disegnano la difficoltà della corsa. Chi legge il primo numero del 2019 della nostra rivista ritrova quell’immagine nel servizio dedicato alla Badwater, considerata la più dura delle “ultra” su strada e qui raccontata da uno dei tre finisher del 2018, Simone Leo. Simone ha quarant’anni. Quando ne aveva 29 pesava 97 chili, poi ha cominciato a correre. Piano piano, progressivamente, senza fretta, è passato dalla prima mezz’ora di allenamento alla prima corsa su strada, poi alla mezza maratona e quindi alla maratona ed ha finito per innamorarsi delle distanze sempre più lunghe. Quello che ci ha convinto a metterlo sotto gli occhi dei lettori di Correre è il fatto che Simone abbia portato a termine la Badwater senza rinunciare alla sua normalità.
In questi anni la corsa sta facendo anche questo: sta allargando i confini della normalità, sdoganando distanze che solo vent’anni fa parevano ai più inaffrontabili, come la maratona, ad esempio, che sta diventando sempre più normale senza per questo perdere il proprio valore simbolico.
In questo primo numero del 2019 abbiamo dedicato il servizio di apertura alla tendenza del mondo ultra (sia su strada sia nel trail running) a proporre gare sempre più lunghe e abbiamo chiesto a due esperti come Pietro Trabucchi e Andrea Accorsi di aiutarci a capire quanto in questo ci sia di positivo o invece di preoccupante.
Poi, però, se rileggo tutto il numero che ci porta dentro al 2019, mi accorgo che è proprio la rivista Correre a diventare a sua volta un runner che si spinge verso distanze sempre più lunghe: quelle che collegano le opposte esperienze che raccontiamo e gli argomenti che tocchiamo per soddisfare interessi differenti.
Ormai anche il mondo della corsa lo possiamo paragonare a un regno immenso, il cui territorio diventa ogni anno più ampio, fino a farci dubitare di poterne un giorno raggiungere i confini.
Ma c’è anche qui una massa che preme a quei confini, sempre più persone che cercano di migrare dalla propria condizione di insoddisfazione chiedendo di venire a vivere qui da noi corridori, perché pensano di poter qui trovare risposta al proprio bisogno non solo di benessere, ma di un’altra possibile idea di sé stessi.
Cercare di fornire risposte a tutti in tanta diversità di richieste è e continua a essere la nostra corsa sempre più lunga, anche in questo 2019 che con queste pagine andiamo a cominciare.