A inizio maggio la Nike ha tentato di rompere il muro delle due 2 in maratona all’autodromo di Monza con 3 atleti. Il più rappresentativo, Eliud Kipchoge, campione olimpico e detentore di un PB di 2:03’05”, è riuscito a chiudere in 2:00’25” migliorando di circa il 2% il record del mondo ufficiale (2:02’57”, Kimetto, Berlino 2014).
Il record studiato “a tavolino”
Per migliorare il record di Kimetto del 2,5 %, allenatori e scienziati dovevano trovare un atleta di pari valore e lavorare su alcuni fattori. Analizziamoli per capire come anche i corridori “normali” possano sfruttarli per migliorare.
1. Percorso veloce
La maratona in cui Kimetto ha stabilito il record del mondo ufficiale presenta già un tracciato molto veloce, il “biliardo d’asfalto” dell’autodromo di Monza, quindi, ha contribuito poco. La velocità di un percorso non è data soltanto dall’altimetria: contano anche il fondo e la linearità.
2. Clima
Se la temperatura corporea cresce oltre un determinato set point la prestazione di endurance subisce un peggioramento significativo. Se l’obiettivo è il cronometro, la scelta deve cadere su date e/o luoghi con un clima fresco e un’umidità bassa. Attenzione alle date vicino ai cambi di stagione e al vento.
3. Drafting strategy
La perdita di massa grassa è utile, ma attenzione alla disidratazione.
Per migliorare l’economia di corsa è fondamentale possedere tempi di contatto del piede a terra brevi e un gesto economico e corretto.
Vari studi hanno mostrato che correre “in scia” di un altro runner può portare a una riduzione della spesa energetica del 6-7 %, soprattutto in caso di vento contrario.
4. Integrazione – idratazione
Nel tentativo di rompere il muro delle 2 ore, i 3 runner avevano un addetto al rifornimento che li seguiva durante tutta la prova, evitando sperpero di secondi ed energie.
Sotto questo aspetto non si può agire in una gara regolamentare, provate a pensare cosa accadrebbe se, in gare con 40.000 partenti, venissero autorizzati a entrare sul percorso anche 40.000 ciclisti!
5. Race pace strategy
Diversi studi indicano nell’even pace (passo costante) o nel negative split (seconda parte di gara più veloce rispetto alla prima) le condizioni migliori per spendere meno energia in gara.
Rispetto all’atleta professionista, il runner amatore corre contro il tempo e non contro l’avversario. Risulta importante scegliere il ritmo corretto e valutare se la velocità personale collima con quella dei gruppetti che si formano, per provare a inserirsi in scia.
6. Materiale tecnico
Il peso della scarpa e la sua tecnologia possono incidere sul costo energetico e sulla prestazione, ma nel panorama amatoriale esistono troppe differenze fisiche, tecniche e anagrafiche per assecondare le caratteristiche di ciascuno. Continuate a sperimentare su voi stessi, cercando la scarpa che meglio si adatta alle vostre caratteristiche fisiche e tecniche.
Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “Breaking2 per pochi… Breaking qualcosa per tutti” di Huber Rossi, pubblicato su Correre n. 395, settembre 2017 (in edicola da venerdì 1 settembre), alle pagine 40-43.