Incendi, uova all’insetticida, morte a calci e pugni per colpa di una spinta in discoteca. Dal punto di vista della cronaca nera, l’estate del 2017 non ci ha risparmiato nulla. E non poteva mancare la stagionale impennata degli sbarchi di immigrati sulle coste siciliane.
Di questo inarrestabile e spesso ingestibile fenomeno, nel mondo della corsa disponiamo di un testimone. In apertura del numero di Correre di settembre trovate l’intervista di Francesca Grana a un giovane atleta gambiano, Nfamara Njie, che è sopravvissuto a cinque mesi di viaggio lungo la rotta criminale dell’immigrazione.
Le sue parole rendono inutile ogni commento: «Dal Gambia alla Sicilia ci ho messo 5 mesi. Solo per il gommone 700 euro». E ancora: «Dal Gambia al Senegal viaggiamo con un pullman, poi saliamo su un camion fino in Burkina Faso e in Mali. Ci fermiamo sempre, perché ogni due giorni ci chiedono di pagare ancora. Sto in Niger cinque giorni per trovare altri soldi per attraversare il deserto. Camminiamo undici giorni sotto il sole per arrivare in Libia. Ci muoviamo dalle 4 alle 13, dalle 16 alle 20 e dalle 21 alle 2. Dobbiamo sempre stare attenti perché, se ci vedono, ci fermano, derubano o ammazzano. Banditi? Soldati? Non lo so: gente con le armi che vuole altri soldi e ci spara se non glieli diamo. Io finisco il cibo e anche l’acqua, ma continuiamo. È dura, ma andiamo avanti. Tornare indietro è impossibile. E poi servirebbero ancora più soldi.»
Nel seguito dell’intervista, Nfamara descrive il terrore dei giorni in Libia e della traversata finale verso l’Italia. La nostra, però, almeno per una volta, è una storia di cronaca che parte “nera”, ma vira decisa verso il lieto fine: Nfamara Njie a Lecce ha trovato una seconda casa, l’affetto dell’ambiente podistico locale e un runner di alto livello, l’azzurro Giammarco Buttazzo (con lui nella foto), che lo allena e lo convince che la corsa può diventare la strada per conquistare la normalità.
“In Italia dal 2014, Nfamara ha già conquistato 5 titoli di campione italiano, tra pista, strada e cross. Se li avesse vinti un italiano, sarebbe già una stellina della nazionale giovanile”, annota la nostra inviata, specializzata nei giovani emergenti, categoria a cui gioverebbe la legge sullo Ius soli, che però il Governo e il Parlamento hanno pensato bene di rinviare a dopo le ferie, quando, ancora, non si sa.