Niente sesso, siamo atleti?

Niente sesso, siamo atleti?

29 Agosto, 2017
Foto: 123rf

 

Da tempo immemorabile si discute tra atleti dell’attività sessuale e del fatto che essa possa ostacolare oppure favorire le prestazioni sportive. Ho rivolto una serie di domande informali ai partecipanti al nostro stage di sport e benessere che si è svolto in luglio in Valle d’Aosta. La simpatia delle risposte ricevute è riuscita a stupire anche me.

La donna ci guadagna?

La credenza più comune è che la donna accumuli forza ed energia attraverso il rapporto sessuale, mentre l’uomo, al contrario, si scarichi. Le modalità riproduttive dell’uomo e della donna sono molto diverse: gli uomini impiegano in media solo 7’ dalla copulazione all’eiaculazione (a cui segue un periodo di refrattarietà in cui l’erezione è difficile o impossibile), mentre il tempo femminile è virtualmente illimitato, a crescita lenta e potenzialmente multiorgasmico.

Percezioni diverse

Tra gli scimpanzé e i bonobo (le scimmie a noi più simili) la fecondazione si basa sulla competizione spermatica: una femmina fertile viene fecondata da numerosi maschi in sequenza, ciascuno dei quali dopo pochi minuti si stacca (refrattarietà) lasciando spazio al successivo. Riuscirà nell’impresa il maschio dallo sperma più abbondante e “combattivo”.

Tra gli uomini, è quindi comprensibile che dopo un rapporto monogamico il maschio si senta stanco ed esaurito (a livello psicologico refrattarietà significa stanchezza, abbattimento, calo di desiderio), mentre la donna, dopo i famosi 7 minuti, anche ammesso che abbia provato piacere, è appena all’inizio dell’esperienza e si sente quindi carica di energia.

Da un punto di vista fisico, la produzione di pochi millilitri di sperma non rappresenta un consumo energetico rilevante. Ciò che fa sentire stanchi è una percezione psicologica.

Avere rapporti per dimagrire

Un altro tormentone ha riguardato la possibilità di dimagrire attraverso un’intensa attività sessuale. Da un punto di vista calorico-energetico occorrerebbe veramente un rapporto molto lungo e “atletico” perché l’effetto sia rilevante. E probabilmente per innescare un consumo calorico costante servirebbe impegnarsi nell’attività più volte al giorno. Cosa abbastanza improbabile.

Più soddisfatti, meno aggressivi

Un dubbio sollevato da altri riguardava invece il rischio di perdere aggressività a causa delle endorfine del piacere, prodotte durante un atto sessuale soddisfacente. C’è un fondo di verità, visto che la mission biologica dell’organismo umano è la riproduzione. La caccia nella savana (la cui attività noi mimiamo con la corsa) è in realtà soltanto un mezzo per procurarci quel cibo che ci consentirà di ottenere sesso come merce di scambio. Probabilmente, nel momento in cui quella ricompensa l’abbiamo già ricevuta, viene un po’ meno quell’aggressività naturale che ci spinge a competere. Ma non preoccupiamoci troppo: finito il periodo di refrattarietà, saremo presto pronti a cacciare di nuovo e a tagliare il traguardo con un grido di soddisfazione.

Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “Niente sesso, siamo atleti?”, di Luca Speciani, pubblicato su Correre n. 395, settembre 2017 (in edicola da venerdì 1 settembre), alle pagine 60-61.

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