Uno dei più grandi problemi che stanno bloccando la crescita e il rendimento ad alto livello del nostro settore mezzofondo e fondo è l’impressionante serie d’infortuni in cui incappano i nostri portacolori. Nelle ultime stagioni non si è salvato quasi nessuno, già a partire dai più giovani talenti in circolazione. Una ventina di atleti di prima e seconda fascia che negli ultimi anni hanno dovuto sospendere l’attività agonistica per periodi più o meno lunghi e pazientare in bacino di carenaggio.
Riferendoci agli atleti di più lunga militanza agonistica, una delle cause principali è certamente l’usura di tendini, ossa, muscoli e articolazioni, inevitabilmente logorati dopo tanti anni di sollecitazioni di grande intensità. Dal punto di vista tecnico, simili interventi non costituiscono un problema, in dubbio rimane però il ritorno alla massima efficienza nel periodo post operatorio.
Per andare forte nel mezzofondo bisogna essere magri, ma serve un rapporto peso-potenza ottimale. Ci vorrebbe il supporto di un dietologo sportivo o di un esperto di scienze dell’alimentazione che indichi agli atleti una scheda alimentare ad hoc, tenendo conto del consumo calorico richiesto dall’attività svolta.
Se non ci si allena duramente, è impossibile pretendere grandi risultati. Il tutto, però, con cognizione di causa e con estrema attenzione, proponendo agli atleti carichi di lavori progressivi rispetto alla loro età e alle loro potenzialità fisiologiche e muscolari.
Un’altra causa da non sottovalutare è l’assenza di assistenza medica e fisioterapica di alto livello. Si tratta di una lacuna grave, perché spesso è proprio da un piccolo dolore sottovalutato che si dipartono problematiche più importanti.
Ultima, ma forse principale causa di infortuni, è la mancanza di una programmazione agonistica intelligente e mirata. Prendendo come regione campione la Lombardia, dove si concentra la maggiore attività di avviamento, troviamo diversi atleti che da inizio gennaio a fine aprile gareggiano quasi tutte le domeniche, senza sosta tra la stagione di cross e l’attività su pista. Senza respiro e senza logica. Alla luce di tutte queste variabili, diventa fuori luogo, commentando l’infortunio di turno, parlare di sfortuna.