Una persona razionale non affida il proprio destino a un gesto o un comportamento che abbia correlazioni casuali con l’obiettivo che si prefigge. Chi è superstizioso, invece, nell’affidare le proprie preoccupazioni a un rituale si sente meno vulnerabile. L’insicurezza e il ridotto livello di autostima spingono il soggetto a ricercare supporto al di fuori della propria volontà. Succede anche nella corsa. Prima di una competizione noto comportamenti e affermazioni che servono a mettere in sintonia la psiche con il corpo, con la speranza che il successo arrivi. Ma se non ci si è adeguatamente allenati e non si adotta una tattica di corsa appropriata, è difficile che con il solo toccare ferro o incrociare le dita si possa andare al massimo. E nel nostro Paese gli atteggiamenti scaramantici sono molto praticati ed enfatizzati, tanto che a un augurio viene attribuito il rischio che possa succedere invece il contrario. Se all’estero augurare la buona corsa a un podista è ben gradito (i «Good luck», «Bonne chance» e «Suerte» non provocano controbattute), da noi invece l’augurio di «Buona corsa» è considerato una iettatura. Succede così anche ai pescatori e ai cacciatori, per non parlare delle persone che escono con l’ombrello nella speranza che non piova, e se piove è perché sono uscite senza ombrello. Nel tentativo di non far torto a nessuno, ha preso piede il più neutrale ed eccentrico «In bocca al lupo» cui abitualmente si risponde «Crepi il lupo». Mi sono sempre chiesto il significato di questa affermazione, ma soprattutto della risposta: perché un animale dovrebbe morire, anche se solo in modo figurato, per garantire il mio presunto successo in una competizione? L’amico Siro Pillan, buon siepista vicentino dei miei tempi, mi ha illuminato, spiegandomi perché non ha senso augurarsi che «Crepi il lupo». Essere nella bocca del lupo è la miglior situazione che possa vivere un cucciolo di questa specie, come quelli di molti altri animali. L’augurio è riferito all’amore della madre-lupo, che prende con la sua bocca i propri figlioletti per portarli da una tana all’altra, per proteggerli dai pericoli esterni. Per questo dire «In bocca al lupo» è uno degli auguri più belli che si possa fare a una persona. È la speranza che possa essere protetta e al sicuro dalle malvagità che la circondano, come farebbe la lupa. Da oggi in poi, all’«In bocca al lupo» per la vostra gara non rispondete più «Crepi», ma «Grazie di cuore».
Orlando Pizzolato