Aprile 3.0 Non è mai troppo Tardi

Aprile 3.0 Non è mai troppo Tardi

24 Marzo, 2014

Grandi numeri sotto lo striscione o il gonfiabile d’arrivo hanno caratterizzato l’inverno che è appena andato in archivio. Li trovate nelle pagine di cronaca delle gare: boom di partecipanti alle mezze di Verona e Roma-Ostia, i casi più eclatanti, ma sono tante le manifestazioni che rispetto ai propri standard hanno registrato un aumento delle adesioni. Molte di queste appartengono al novero vintage delle Over 40, le corse nate sull’onda della crisi petrolifera di quarant’anni fa, inverno 1973-74. Avvenne allora la prima grande espansione del podismo. È probabile che se ne stia vivendo un’altra determinata dal fatto che molti runner diciamo “stagionali”, che d’inverno smettevano di correre, quest’anno non si siano più fermati. Per via di un inverno dal volto umano o perché la corsa era già diventata uno stile di vita quando il termometro si è abbassato. Sono ancora molti, però, quelli che non solo non corrono, ma non riescono a inserire nella propria vita nessuna attività motoria. Ripeto un concetto più volte espresso: tendiamo a riempirci gli occhi con la considerazione di quante persone corrono, dappertutto a tutte le ore, e non vediamo quello che non c’è, che però è il cuore del problema: quante donne e uomini, invece, appunto, non fanno nulla. Tra quelli che non vediamo ci sono anche i tanti che correvano e hanno smesso: analfabeti di ritorno dal punto di vista motorio. Colpa anche nostra, di noi testate, aziende, comunicatori del settore, che evidentemente abbiamo proposto un modello inadeguato, tutto concentrato sul nuovo edonismo, che in quanto tale è tutto tranne che nuovo, perché ricorda da vicino la miracolosa crema contro la cellulite reclamizzata con un fondoschiena di ventenne che la cellulite non ha mai conosciuto. E a proposito di analfabeti, bene ha fatto la RAI a mandare in onda la fiction dedicata al maestro Manzi, il quale attraverso la televisione insegnava a leggere e a scrivere a una classe grande come la Nazione. “Non è mai troppo tardi” si intitolava la sua trasmissione. Noi che corriamo dobbiamo tutti porci l’obiettivo di alfabetizzare da un punto di vista motorio le tantissime persone che ancora non hanno capito l’occasione che stanno perdendo. Quello che dobbiamo far sapere lo copio dall’attacco dell’articolo di Luca Speciani: c’è un farmaco che, da solo, controlla l’ipertensione, previene e cura il diabete, libera dalla cellulite, migliora la circolazione, allevia i sintomi della depressione, cura l’osteoporosi, riattiva la funzionalità tiroidea, abbassa il colesterolo, riduce il rischio cardio-vascolare. Come si chiama questo farmaco? Cammino, corsa, movimento. Presenta, come tutti i farmaci, una serie di controindicazioni. La più diffusa è che poi non ci si ferma più: si parte per abbassare la pressione e si finisce sui sentieri del Tor des Geants. Come nei pacchetti delle sigarette, il Governo farebbe bene a imporre, magari sulle scatole delle scarpe da running, l’etichetta: “Nuoce gravemente alla salute…” delle case farmaceutiche.