Vince di nuovo Evans Chebet (2:05’54”) davanti al tanzaniano Gabriel Geay (2:06’04”) e al compagno di allenamenti di Chebet, Benson Kipruto (2:06’06”). Solo sesto Kipchoge (2:09’23”). Altrettanto selettiva e avvincente è stata la prova femminile: Hellen Obiri (KEN, 2:21’38”), Amane Beriso (ETH, 2:21’50”) e Lonah Salpeter (ISR, 2:21’57”).
La corsa di Eliud Kipchoge verso l’en plain delle Abbot World Marathon Major si ferma a Boston, dove conosce di nuovo la sconfitta chiudendo in 2:09’27”, un tempo peggiore anche di quello fermato nell’altra, unica giornata no della sua carriera in maratona: la London Marathon 2020, quando giunse sì ottavo, ma in 2:06’47”, anche in quel caso dopo mesi passati a pubblicizzare la sfida con Kenesisa Bekele (che poi diede forfait). Sembra insomma che al due volte campione olimpico i proclami non portino bene!

La cronaca della gara maschile
La tradizionale “sfuriata” della partenza da Hopkinton si esaurisce dopo il quinto chilometro, quando ad assumere le redini della gara sono Kipchoge e Kipruto (qui vincitore nel 2021), seguiti da altri otto atleti. Al gruppo di dieci runner si aggiunge lo statunitense Mantz, che prova anche a fare l’andatura. In tre passano poi per primi alla mezza maratona in 1:02’19”: Kipchoge, Evans e Kipruto, i tre attesi sfidanti al trono della più antica maratona del mondo. Dietro di loro si allunga il gruppo, che transita al 25° chilometro in 1:14’04” sotto l’iniziativa del tanzaniano Gabriel Geay, che poi incrementa ancora l’andatura e riduce a sei gli atleti del fronte gara e fa registrare un passaggio al trentesimo chilometro in 1:29’23” che riguarda: Geay, Kipchoge, Belay, Korir, Chebet e Kipruto.
A questo punto riparte l’attacco di Geay, in vista della Hearthbreak Hill ed è questo il momento in cui Kipchoge si stacca. Evans Chebet, qui primo nel 2022 (come anche a New York) capisce che è il momento di sferrare l’attacco e tutto il gruppo si sfalda. Eliud Kipchoge passa al 35° chilometro con già un minuto di ritardo, mentre davanti la micidiale azione di Chebet riduce a tre i candidati alla vittoria e passa al quarantesimo chilometro in 1:59’14” seguito dai soli Geay e Kipruto. Sul traguardo in Copley square Evans Chebet ferma il cronometro a 2:05’54”, seconda vittoria consecutiva, e precede Gabriel Geay (2:06’04”) e Benson Kipruto (terzo in 2:06’06”) mentre Kipchoge si deve accontentare del sesto posto in 2:09’23”. Chebet e Kipruto sono allenati da Claudio Berardelli.

La cronaca della gara femminile
La prima a muovere la gara è l’israeliana di origini keniane Lonah Salpeter, in prossimità del passaggio al decimo chilometro, ma il vero cambio è quello imposto al quindicesimo mille dall’etiope Amane Beriso, che riduce il gruppo di comando a sole sette atlete e costringe Salpeter a staccarsi.
A metà gara transita per prima Angela Tanui (Kenya) in 1:11’29” con la Salpeter che riaggancia il gruppo. Le due guidano il fronte gara che passa ai 25 km in 1:24’29” e ai 30 km in 1:41’49”. Il ritmo cresce ancora e la partita si riduce a un poker di quattro eccellenti maratonete: Salpeter, Obiri, Beriso e Yesmaneh (che cade a seguito di un contatto). È l’inizio di una lunga progressione finale e di una altrettanto lunga volata alla fine della quale prevale la la kenyana Hellen Obiri (2:21’38”) davanti all’etiope Amane Beriso (2:21’50”) e a Lonah Salpeter (2:21’57”).

I vincitori
Evans Chebet: «Mi alleno con Benson Kipruto. È un mio amico. Siamo come fratelli. A un chilometro dalla fine gli ho detto: “Andiamo a conquistare la vittoria”. A Boston è ancora più importante del solito conoscere bene il percorso. Ho vinto l’anno scorso e quest’anno. Forse tornerò qui l’anno prossimo».
Hellen Obiri: «Sono davvero felice. Due mesi fa ero indecisa sulla maratona da disputare, ma alla fine ho scelto Boston. Il mio coach, Dathan Ritzenheim, mi ha detto: “ll mio cuore dice che dovresti correre a Boston. Ti sei allenata bene e sei pronta per correre lì”. In un primo momento gli ho detto di no, perché le avversarie erano molto forti. Sono contenta di aver deciso di correre a Boston. Questa vittoria è una sorpresa per me, anche se sentivo che il mio fisico era pronto».