Un atleta che faceva discutere, capace di grandi performances e di altrettanti e improvvisi ritiri e cali di tensione agonistica. Un atleta genio e sregolatezza. Uno fatto così non lo troviamo più. Si tratta di Ivano Brugnetti, 40 primavere ben portate, marciatore di gran classe.
Uomo che fece saltare sulla sedia il sottoscritto nel 2004 ai Giochi di Atene. Lui, il milanese seguito da Antonio La Torre che Ivano chiama amichevolmente “The Tower”, si mette al collo l’oro nella 20 km di marcia. Ivano apre di Giochi per l’atletica e Stefano Baldini li chiude con l’oro in maratona. Che bello! Par ancora di sognare. Ma è stato così.
In pochi lo ricordano, ma “Ivo” arrivò secondo sulla pista di Siviglia nel 1999 nella 50 km di marcia, si sciolse in un pianto dirotto che colpì tutti noi, comuni mortali della categoria “giornalisti vil razza dannata” che ci affannavamo a interrogarlo, sulla sua splendida gara. Un argento che solo due anni dopo si tramutò in oro, in seguito alla squalifica per doping del russo vincitore in Andalusia. Ivano non provò la medesima gioia di quel giorno ne sono certo, ma può mettere nel suo carnet di medaglie d’oro oltre a quella olimpica, pure quella mondiale e anche di una dei Giochi del Mediterraneo.
Brugnetti si è ritirato nel 2011. Sparito, almeno al pubblico della marcia, dell’atletica. Guardia di finanza a tutti gli effetti. Difficile stanarlo. Poi quasi improvvisamente si palesa alla conferenza stampa della Finale Oro a Milano a fine settembre. Elegante, col solito piglio scanzonato annuncia che ritorna ad occuparsi di atletica. Partendo dai giovanissimi con la Riccardi Milano, sodalizio che lo ha visto muovere i primi passi di marcia.
Passa qualche giorno e l’estensore di queste note se lo ritrova fuori dalle mura dell’Arena Civica con un nugolo di ragazzini. Lui indossa la maglia verde della Riccardi e mi dice: “due giorni la settimana, insegno fitwalking ai più giovani”. Tutto vero: un altro campione che ritorna alla casa madre, entrando non dalla porta principale, ma da quella secondaria, come si addice ai più grandi