Zona mista: cinema e atletica, nel segno di Jesse Owens

Zona mista: cinema e atletica, nel segno di Jesse Owens

26 Febbraio, 2016

Ricordate Jesse Owens? Anzi James Cleveland Owens. Sì. Almeno lo spero. Per i deboli di memoria ricordo che fu il grande velocista che nel 1936 vinse a Berlino ben 4 ori: 100, 200, lungo e 4×100. Fu la stella dei Giochi. Questo record venne eguagliato da Carl Lewis a Los Angeles 1984.
Leggenda vuole che Adolf Hitler si rifiutasse di stringergli la mano. Lui nero che aveva vissuto nel periodo della Grande Depressione e che aveva affrontato la vita lavorando come commesso in un negozio di scarpe. Aveva un profondo accento del sud e il soprannome Jesse gli fu affibbiato da un insegnante che non comprendeva il suo slang.

Esaurita questa doverosa premessa informo gli amici dell’atletica che il 31 marzo uscirà sugli schermi italiani la pellicola Race con il sottotitolo “il colore della vittoria”. Un film che ripercorre la vita agonistica di Owens morto a Tucson il 31 marzo 1980. Notate la concomitanza nelle date?

Il film che non ho visto in anteprima (a scanso equivoci) narra i giorni in cui Owens gareggiò a Berlino e tra l’altro si possono vedere alcune immagini reali di quei giorni in pieno nazismo con le scritte sulle vetrine dei negozi: “Vietato l’ingresso ai cani e agli ebrei”. Owens dopo l’ennesima vittoria fu portato al cospetto delle alte cariche naziste accompagnato da Avery Brundage che divenne poi presidente del Cio sino alle Olimpiadi insanguinate di Monaco 1972. Il Fuhrer non si fa vedere. Gobbels afferma che mai Hitler avrebbe stretto la mano a un negro.

Non è tutto. Quando torna negli Usa la festa che gli viene allestita al Waldorf Astoria di New York è indimenticabile, solo che non può entrare dall’entrata principale, ma da quella secondaria. Questa era la regola, a farne le spese anche Cassius Clay dopo il ritorno dalle Olimpiadi di Roma ’60. Il presidente Franklin Delano Roosevelt non lo riceverà mai alla Casa Bianca: questa secondo la figlia di Owens, Marlene la sua più grande amarezza.

Che ne dite questo film andiamo a vederlo?