W la corsa campestre

W la corsa campestre

11 Marzo, 2019
Yeman Crippa (Foto: Giancarlo Colombo)

Domenica di fuoco quella di due giorni fa. Tralasciando la “Roma – Ostia” e la maratona giapponese di Nagoya (Sara Dossena o meglio Sary Dos), già trattate in altra parte del sito web, ci si concentra sul cross, ultimo atto di stagione, in quel di Venaria Reale (parco stupendo che merita l’Europeo del 2021). Alla “Festa del Cross” vi erano programmati campionati italiani assoluti e di società di tutte le categorie, con il ritorno in grande stile del cross corto (già avvenuto anche a Gubbio).

Noi di Correre abbiamo sottolineato l’importanza dell’evento con un notevole dispiegamento di forze: Orlando Pizzolato presente nelle prime file al convegno tecnico, Daniele Menarini in perenne collegamento con Roma-Ostia, Francesca Grana dietro l’obiettivo delle sue fotocamere, il sottoscritto al microfono da speaker e Giorgio Rondelli ai microfoni di “mamma Rai”.

Si entra subito nel vivo nei due giorni che hanno coinvolto oltre 2700 atleti. La corsa che attraversa i campi è stata vivisezionata in ogni punto, in altre parole il tracciato è stato messo a disposizione su varie distanze per le staffette assolute e master il sabato e il resto: cadetti/e, allievi/e, juniores uomini e donne, cross corto (km 3) per attirare i mezzofondisti veloci, maschili e femminili, e dulcis in fundo la distanza classica dei 10 km in rosa e in azzurro, la domenica.

Il via della gara maschile (350 partenti) ha avuto una spettacolarità degna di un campionato del mondo. Lo scrivo con cognizione di causa, avendone seguiti non meno di dieci! Incredibile ma vero, lungo il tracciato c’era molto pubblico, c’è chi l’ha stimato attorno alle sei mila persone.

Un commento positivo lo merita anche l’organizzazione pressoché perfetta, grazie anche a una giornata di sole che ha facilitato tutto, non si osa pensare cosa sarebbe stato in caso di pioggia! Il tracciato ricavato su di un anello di 2 km, stando a chi ha dimestichezza con il cross era molto tecnico, gli atleti quando tagliavano il traguardo si accasciavano distrutti dalla fatica.

Le prove azzurre ci hanno dato i seguenti responsi positivi.
Primo: Il rientro alle gare sui prati di Marta Zenoni (cross corto) dopo oltre un anno e mezzo, condito da problemi fisici e non. Chi l’ha ricostruita, coach Saro Naso merita e tanto, anche se la strada verso il paradiso è ancora lunga.

Secondo punto: La conferma di Nadia Battocletti, prima nelle junior, anche se in un cross nulla è scontato, l’importante è vincere e convincere, per confermare che la scelta caduta solo su lei per i Mondiali di cross non è sbagliata. Tra l’altro occorre segnalare che nella prova lunga donne, la qualità non era eccelsa, ma una nota di merito va a Elena Romagnolo, che ha lasciato una società militare per esercitare la “professione” di mamma e insegnante, terza classificata, dopo che il giorno prima aveva portato la Pro Patria al secondo posto in staffetta con un’ultima frazione di grande classe.

Ultimo spunto. La gara assoluta maschile. Ha vinto un africano, sì avete letto bene, il regolamento lo consente da qualche tempo, la manifestazione vale anche per l’assegnazione dello scudetto, può accadere che nelle squadre italiane siano tesserati atleti stranieri. Al via con l’intento di vincere Yeman Crippa. Non gliel’ha fatto, quarto, il titolo italiano è comunque suo. Da aprile farà un salto a Flagstaff (Arizona) per prepararsi ai dieci mila mondiali.

Conclusione: Viva il cross e le immagini che sa offrire a chi osserva e alle sensazioni a chi partecipa. Ci si rivede in autunno.

PS: Penso non se ne sia accorto nessuno o quasi. Nessun quotidiano l’ha riportato ma in Cina a Haunshang, la marciatrice cinese Liu Hong, già oro a Rio nella 20 km ha abbattuto il muro delle 4 ore nella 50 km di marcia che dovrebbe essere cassata sia ai Giochi che ai Mondiali.
Il tempo della Liu è di 3h59’15 (prec. 4h04’36). Un segno del destino?