Dopo 1600 metri Francesco Panetta sentì un tonfo alle sue spalle. Un rumore secco, improvviso. Era caduto il keniano Joshua Kimpkemboi. Decise che era il momento di andarsene, di volare verso il traguardo. La vittoria doveva essere sua, in una gara che non amava: sette giri di pista abbondanti infarciti di ostacoli e riviere colme d’acqua. Preferiva quella di 25 di giri. Lo aveva fatto vedere, qualche giorno prima il 29 agosto. Davanti a 70 mila persone all’Olimpico si era messo al collo un argento dietro a Kipkoech, altro uomo d’Africa. Ma Frank non era contento. Era nato per vincere. Un compagno di squadra si era offerto di condurre il primo mille, nella finale delle siepi. Lui se lo era letteralmente ingoiato. Poi quell’improvvisa caduta. La strada da percorrere era libera, senza intoppi. “E se tornano su di me, come un anno fa a Stoccarda, pensò allora l’azzurro, sapete che faccio? Mi tengo in serbo la volata, se mi raggiungono, devo avere ancora qualcosa da spendere”. Francesco transita ai 2000 in 5’25”, la fila si allunga, il vantaggio comincia a essere sostanzioso. Non tornò nessuno su di lui.
Francesco Panetta vinse il 5 settembre di trenta anni fa il titolo mondiale sulle siepi. Tempo finale: 8’08”56. Gli ultimi metri con il braccio alzato per festeggiare. Questo un sunto di quanto potrete leggere sul nuovo numero di Correre in edicola entro la fine della settimana. Fu un mondiale stupendo giocato in casa a Roma con lo stadio letteralmente impazzito per i successi dei nostri azzurri.
Dopo sei lustri Francesco Panetta nella vita ha preso altre strade, l’atletica la segue in maniera distaccata, ma i ricordi a volte nel cuore della notte tornano a farsi vivi, attaccano la tua mente, li rivivi. Ci ha pensato e ripensato alla fine ha ceduto, in primis con se stesso, entro ottobre scritto di suo pugno con il carattere volitivo che lo contraddistingue, vedrà la luce il libro “Io corro da solo” (ed. Gemini Grafica). Un’occasione per ricordare i suoi successi, la sua vita, da ragazzo e da atleta.
Ho sentito Francesco Panetta dopo il meeting di Zurigo che lui tra l’altro ha vinto, oltre al titolo europeo a Spalato nel 1990, e tanti tantissimi altri successi. “Il Weltklasse è sempre un grande appuntamento – ha commentato – ho spesso gareggiato a Zurigo”.
Panetta che vive a Monza è stato anche opinionista per la Rai in Mondiali, Olimpiadi, Europei. “Bello veder tanta gente che segue l’atletica” ha proseguito. “I Mondiali di Londra? E’ un terreno minato, mi astengo dal commentare gli azzurri”.
Oggi è il 29 agosto. Sono esattamente trascorsi 30 anni dalla conquista del secondo posto nei 10.000. A Roma Francesco Panetta corse i 10.000 in 27’48”98, la semifinale delle siepi in 8’16” (questo si scrive per fare capire il valore del nostro atleta a livello cronometrico). A Roma ’87 l’Italia finì sesta nel medagliere con 2 ori (Panetta nei 3000 siepi e Maurizio Damilano nella 20 km di marcia in 1h20’45”), 2 argenti (oltre a Frank nei 10.000, Andrei nel peso con 21,88), un bronzo (Bordin in maratona con 2h12’40”), Evangelisti nel lungo si classificò terzo, nel celeberrimo salto “allungato”. Ma questa è un’altra storia che non deve infangare il successo di quei mondiali e di Francesco Panetta.