Sinner, l’etica e le tasse

Sinner, l’etica e le tasse

07 Febbraio, 2024
Francesca Grana/FITP

Pagare e parlare di tasse per taluni (beh, diciamo la maggioranza degli italiani) fa venire l’orticaria, la pellagra, la pertosse, scegliete voi la malattia (non mortale) che più vi aggrada. Perché l’incipit di Zona Mista parte da questo spunto? Chi scrive non ha potuto non accorgersi che nel corso della scorsa settimana su Il Corriere della Sera due nomi notissimi dell’atletica hanno detto la loro sulla questione, scrivendo alla rubrica di Aldo Cazzullo Lettere al Corriere.

I due personaggi in oggetto sono: Franco Fava olimpionico a Monaco ’72 e Montreal ’76, e Livio Berruti campione olimpico dei 200 a Roma nel 1960. Non due “qualsiasi”. La questione da loro sollevata era relativa alla residenza fiscale di Jannik Sinner a Montecarlo. Problema che l’astro mondiale del tennis ha spiegato durante un’intervista, sostenendo di vivere bene nel Principato di Monaco, con impianti sportivi che permettono all’altoatesino di potere allenarsi adeguatamente e di “fare la spesa al supermercato senza essere infastidito”, oltre a un clima senz’ombra di dubbio migliore per giocare a tennis che in Alto Adige.

Questo un estratto della lettera di Franco Fava:

“…..Da ex atleta olimpico sono sempre stato convinto che l’etica, non sia solo quella espressa sul campo, su una pista in una piscina, ma anche nel compiere alcuni doveri imprescindibili, come pagare le tasse nel proprio paese. Del resto, la lotta all’evasione continua a restare fuori dall’agenda di governo… Per questo non vorrei che questa estate, ai Giochi di Parigi, il portabandiera azzurro, fosse un italiano con residenza fiscale nel Principato”.

Un paio di giorni dopo Livio Berruti ribadiva:

“ …Noi atleti del secolo scorso avevamo un’unica etica sul campo e fuori, improntata sulla riconoscenza allo Stato che aveva reso possibile, la nostra carriera sportiva. Sarebbe interessante conoscere se il mondo sportivo italiano ritiene normale avere residenza all’estero”.

Come avete potuto leggere due spunti, molto decisi, sicuri delle loro posizioni (anche la mia). Il giornalista non ha risposto, girando la richiesta agli organi competenti dello sport italiano. Una sorta di atto pilatesco? No, qualche tempo prima (Finals di Tennis a Torino) aveva provato a scrivere qualcosa di simile ed è stato subissato di improperi via “social”.

Sarebbe a questo punto interessante sapere come si muove la nostra federazione (Fidal) anche nei confronti di chi vive all’estero (ci sono atleti militari, tanto per essere chiari non solo Jacobs), come si comportano con queste situazioni?