Addio Sergio Ottolina. Una vita, tante vite

Addio Sergio Ottolina. Una vita, tante vite

03 Maggio, 2023
Foto 123rf

E così se ne andato anche Sergio Ottolina. “Correre” lo ricorda il giorno dopo le sue esequie avvenute martedì 2 maggio a Camnago d’Inverigo, dove il velocista azzurro si era trasferito nella casa di campagna dei nonni da tempo.

La sua stagione atletica fu quella indimenticabile degli anni Sessanta. L’Italia si metteva finalmente alle spalle i postumi della Seconda guerra mondiale e con i Giochi di Roma aveva ormai intrapreso il decennio storico degli anni Sessanta, che ancora oggi vengono ricordati con nostalgia. Le Olimpiadi romane dettero il via a quel periodo, in atletica oltre al nome di Livio Berruti, oro nei 200 si affiancava spesso il nome di Sergio Eliseo Ottolina, milanese nato nel 1942. Un personaggio che era l’opposto del velocista sabaudo, nel carattere e nel modo di correre e di interpretare la vita. Tra i due nacque una profonda rivalità, che poi al termine della carriera di entrambi in una profonda amicizia. “La mia famiglia gestiva una “bottiglieria” a Milano che adesso si direbbe enoteca”, così si espresse non molto tempo fa in una intervista per una rivista online lo sprinter milanese “non mi allenavo molto, però portando le cassette di vino su e giù per i piani, a piedi, facevo potenziamento…”.

Tra gare e goliardate

Stagione ricca di gare, di scherzi, di goliardate nel mondo dell’atletica d’altri tempi, praticata per lo più da studenti universitari. Ottolina era il principale protagonista di questi scherni, spedì a mezzo mondo la finta partecipazione di nozze di Livio Berruti con una tal Flavia Lancia. Livio ricevette un mare di regali, ci vollero sei mesi per riconsegnarli. Dipinse di nero le scarpe chiodate bianche del suo rivale. Questi i più noti, oltre a mille altre incredibili pseudo scherzi.

Dalla pista a Easy Rider

La sua stagione atletica durò, ad ogni buon conto parecchio. Il momento clou nel giugno 1964 quando con 20”4 (Saarbruchen) divenne il nuovo primatista europeo dei 200 metri, togliendo lo scettro all’amico/rivale Livio Berruti che con 20”5 aveva vinto le Olimpiadi quattro anni prima ed era divenuto primatista del mondo. Spaziava dai 100 ai 400 passando per la distanza intermedia, dove giunse ottavo a Tokyo ’64, anzi “ottimo” soleva dire. Grande interprete della staffetta, finalista olimpico a Tokyo nella 4×100 con Preatoni, Giannattasio e Berruti, settimi, stesso piazzamento a Messico ’68 nella 4×100 (Ottolina, Preatoni, Sguazzero e Berruti) e nella 4×400 con Ottolina Puosi, Fusi e Bello. Al termine delle Olimpiadi Sergio con una moto parti da Messico City per imbarcarsi dopo un mese al porto di New York: era l’anticipo di un anno del celebre film girato nel 1969 “Easy Rider” con Peter Fonda e Jack Nicholson che in moto attraversarono gli Usa da Los Angeles alla Louisiana.

Una vita, tante vite

Sergio Ottolina divenne pure primatista italiano dei 400 togliendo il primato con 46”2 a Mario Lanzi (’65). Tre anni prima bronzo agli Europei di Belgrado nei 200. Nel 1968 avrebbe potuto concludere la sua carriera con Monaco ’72 come staffettista nella 4×400, ma un incidente in moto lo tolse dalla circolazione.
Poi ci sono le tante vite di Sergio, il periodo trascorso in Sudafrica dove è nata la sua unica figlia Greena, oppure come animatore nei Villaggi Vacanze alle Maldive, per un paio di edizioni fu pure motociclista al “Giro d’Italia”, una collaborazione giornalistica con “la Gazzetta dello Sport”. Era un animo inquieto, la sua una vita spericolata, irriguardosa che allo stesso tempo ha vissuto come, forse, lui stesso ha voluto.

Sui “social” in questi giorni molte persone lo hanno ricordato. Tra queste, forse, il commento più azzeccato è stato quello pubblicato dall’ex quattrocentista Furio Fusi: “Vai Sergio, ora sei libero dal dolore. Sei riuscito a farci lo scherzo più ben riuscito della tua lunga carriera di burlone”: