“Scarpe efficienti, che enfatizzano la naturalezza del movimento, ed ammortizzano quanto necessario, permettendo una certa percezione del suolo. Sono scarpe neutre vivaci, leggere e reattive, ottime per correre sentendosi un po’… keniani, appunto”. Vediamo nei dettagli i motivi del giudizio del nostro esperto di scarpe da running.
Nel mondo del running, Kenya vuol dire eccellenza, poiché da lì arrivano schiere di atleti capaci di impersonare l’arte della corsa. Da questa Primavera, arrivano dal Kenya anche le nuove scarpe ENDA (che significa VAI, in Swahili), prodotte dalla prima azienda keniana dedita al running.
Sono scarpe leggere e performanti, ispirate ai corridori degli altipiani, nate grazie a un progetto (raccontato su Correre già nel 2016), che per quanto riguarda le scarpe, ha seguito due punti fermi:
• devono essere degne della grande tradizione della corsa in Kenya, che non è seconda a nessuno. Pertanto si è fatto tesoro della migliore conoscenza e si fa uso dei migliori materiali, indispensabili per ottenere scarpe di assoluta qualità;
• devono essere capaci di soddisfare le necessità dei runner di tutto il mondo, ma, allo stesso tempo, devono impersonare ciò che il running keniano può insegnare.
Dopo averle provate, posso dire che le prime Enda soddisfano entrambi questi requisiti
Grazie alla disponibilità di Marco Rocca, responsabile Enda per l’Italia, ho potuto provare la prima versione delle Lapatet, nome che è la traduzione locale della parola Correre. Da questa primavera, in una selezione dei migliori specialisti italiani del running, sarà in vendita la Lapatet 1.5, seconda edizione di questo modello, ulteriormente migliorato (prezzo di listino: 140 euro).
Le parti in dettaglio
Le Enda Lapatet sono scarpe leggere e piuttosto essenziali, costruite con un’impostazione razionale ed efficiente. Nella taglia usata per la prova (US 12) ho misurato 18 mm di spessore complessivo (suola+intersuola) sotto ai metatarsi e 28 mm sotto al calcagno, quindi un differenziale di 10 mm. Il peso è risultato di 345 g per la misura da me utilizzata (12 US), mentre l’azienda dichiara 260 grammi per la taglia campione.
Il disegno della suola, che riprende l’impronta del piede, mi ha ricordato anche le storiche Nike Air Rift, che furono create, non a caso, pensando ai top runner keniani. Questa suola è articolata in otto penisole indipendenti, con ampie linee di flessione, davanti e dietro ai metatarsi e una doppia incisione longitudinale, lungo il perimetro laterale ed a fianco dell’alluce. L’intento è quello di enfatizzare la mobilità di ogni parte del piede, per la sua piena funzionalità. Allo stesso tempo, un’intersuola in EVA bidensità fornisce una congrua ammortizzazione.
Il battistrada è formato da una molteplicità di piccoli tacchetti romboidali in rilievo, che riprendono il logo Enda a punta di lancia.
La tomaia è interamente in maglia, lavorata con lunghe onde intessute. Significativi dettagli richiamano la tradizione keniana, come i colori della bandiera nazionale, rosso, verde e nero, riprodotti negli occhielli che rinforzano l’allacciatura. L’efficace logo Enda rappresenta una punta di lancia, parte dell’identità keniana. Il termine Harambeee, stampato sull’intersuola, in Swahili significa tutti insieme, che è motto nazionale. La Rift Valley, da cui provengono molti dei maggiori corridori keniani, è ricordata dall’ incisione longitudinale nell’intersuola. Infine, sul tirante posteriore e sulla linguetta, compaiono motivi grafici tipici di tessuti e decorazioni keniani.
Il comportamento su strada
Indossando queste Lapatet, si apprezza subito la calzata precisa e fasciante.
Dopo averci corso, posso dire che (indipendentemente dall’anima keniana), il loro comportamento mi ha ricordato un po’ le sensazioni avute da un efficiente modello di una azienda di Osaka. L’ammortizzazione è buona, soprattutto nella zona anteriore. Inoltre, la “corsa della sospensione” è piuttosto corta, per via della notevole portanza dell’intersuola, e dal suo spessore contenuto. Ritengo, quindi, che siano scarpe particolarmente adatte alla corsa con impatto verso l’avampiede, il che conferma il raggiungimento della direzione progettuale perseguita dall’azienda.
Il sostegno al mesopiede è nella norma, mentre la protezione del tendine di Achille è buona, grazie al differenziale di 10 mm. La flessibilità è buona, nel punto corretto, e l’avampiede beneficia di un buono spazio laterale, che consente la sua deformazione elastica, aiutando a ridurre l’impatto.
L’aspetto migliore di queste scarpe, però, è il loro feeling vivace, svelto e reattivo: sia quando si corre a velocità di crociera, sia quando si accelera per andare più veloci, queste scarpe rispondono bene ad ogni spinta, ai cambi di velocità o di direzione. Quindi possono aiutare i runner più motivati a correre bene, mirando a raggiungere una buona efficienza.
La suola è piuttosto aderente e, grazie alla texture a micro-tacchetti, con orientamento diagonale, tende a non trattenere detriti.
In conclusione
I test effettuati con queste prime Enda Lapatet mi consentono di dire che sono emblematiche della forza nel nuovo brand keniano. Sono scarpe efficienti, che enfatizzano la naturalezza del movimento, ed ammortizzano quanto necessario, permettendo una certa percezione del suolo.
Sono scarpe neutre vivaci, leggere e reattive, ottime per correre sentendosi un po’… keniani, appunto.
Ritengo quindi che siano consigliabili specialmente a runner evoluti ed efficienti, non oltre il peso medio, soprattutto a quelli in grado di correre con un appoggio piuttosto avanzato, interessati a provare una nuova scarpa di lodevole qualità.
Ai lettori
Peso 75 Kg, sono alto 182 cm. Podisti di peso diverso, o con un diverso stile di corsa, possono percepire sensazioni diverse. Ho corso con le Enda Lapatet nella mia taglia 12 US, fornite gratuitamente per questo test da Enda Italia, ma non esistono vincoli tali da condizionare l’indipendenza dei pareri forniti.